Il Museo delle Sorpresine
L’ovetto Kinder compie 50 anni!
INDICE
• Che cos’è il Museo delle Sorpresine?
• L’ovetto dal 1974 al 1991 (quest’anno l’ovetto Kinder compie 50 anni!)
• Nel 1991 arrivano gli Happypotami
• Tutti i tipi di collezionisti
• I diorami italiani
• I diorami tedeschi
• Altri diorami
• I book
• I bussolotti italiani
• I bussolotti tedeschi
• I bussolotti dei montabili
• Le confezioni degli ovetti
• Le uova di Pasqua Kinder Gransorpresa
• Edizioni e varianti: quanto valgono le sorpresine?
• Modelli, disegni tecnici e brevetti
• Prototipi e serie inedite
• Figure test
• Le tavolozze con colori e fasi di montaggi
• Controllo qualità e figure scartate
• I plagi
• I gadget pubblicitari di Topolino
• Cartine, puzzle e materiale promozionale
Che cos’è il Museo delle Sorpresine?
Il Museo delle Sorpresine è un carosello di ricordi, a tratti in bianco e nero, a tratti a colori, una giostra di immagini sbiadite che riecheggiano nella nostra mente evocando memorie affievolite nel profondo, sfocate ma vive, di spensieratezza, semplicità e allegria. E chi, da bambino, ha passato tanti pomeriggi a mangiare cioccolata e scartare ovetti Kinder, conosce questi 32 grammi di felicità, chiusi dentro all’anima. Ognuno ha la sua stanza dei ricordi, gelosamente protetti e custoditi, e il Museo delle Sorpresine è – letteralmente – la mia stanza dei ricordi, nata nel 1991 nel cuore di un bambino di 3 anni, che oggi – nel 2024 – ne ha 36.
Quel bambino di 3 anni stava per vivere il suo primo giorno di scuola; era infatti il settembre del 1991 e in quei giorni su Raiuno e sulle altre emittenti faceva capolino un coloratissimo spot televisivo accompagnato da un buffo cartone animato e un simpatico jingle pubblicitario, che recitava così:
«Happy-pi! Happy-po!
Grande spettacolo a Potolandia,
si esibiscono gli Happypotami:
le nuove sorprese tutte intere!
♫ Non si monta, non si smonta,
questa sorpresa è tutta già pronta!
Siamo gli Happypotami,
sempre allegri Happypotami,
anche se siamo pigroni facciamo tutti sport!
Facciamo tutti sport!
Facciamo tutti sport! ♪
Nuovi da scoprire, solo in Kinder Sorpresa,
i dieci Happypotami dipinti a mano!
♫ Una sorpresa su cinque sarà uno di noi! ♪»
Erano gli Happypotami, una combriccola di 10 simpatici ippopotami pazzi per il fitness! Questa era la grande novità dell’ovetto Kinder e da quel momento i bambini italiani, da sempre abituati alle sorpresine da montare, potevano trovare un personaggio “tutto intero“.
Iniziò tutto da qui, con gli Happypotami Ferrero stravolse la concezione delle sue sorpresine, immettendo sul mercato – all’interno dell’ovetto Kinder già in commercio dal 1974 (quest’anno l’ovetto Kinder compie 50 anni!) – una sorpresina tutta intera, che non si monta e non si smonta, per di più dipinta a mano, inaugurando così un filone di animaletti antropomorfi capaci di centrare, all’istante, i cuori dei bambini di allora.
Dopo qualche mese, a gennaio 1992 furono pubblicate le Tartallegre, mentre a settembre dello stesso anno arrivarono i Coccodritti. Nel 1993, invece, fu la volta delle Ranoplà, dei LeoVenturas e iniziò la saga degli Gnomburloni. Gli Gnomburloni potevano essere trovati all’interno delle merendine Kinder, quindi ad esempio Kinder Brioss e Kinder Colazione Più, ma anche all’interno degli ovetti (negli anni successivi furono pubblicati gli Gnomi al bagno, gli Gnomi artigiani e gli Gnomi 4 stagioni). Nel 1994, invece, fu la volta dei PandaParty e dei PinguiBeach. Nel ’95 fu riproposta la saga dei Coccodritti con nuovi personaggi e una nuova serie, furono pubblicati quindi i Coccobulli e successivamente gli Squalìbabà. Nel ’96, invece, fu la volta degli HappyDinos, dei Fantasmini e iniziò la saga dei Presepi. I presepi si potevano trovare a fine anno, quindi tra novembre dicembre, e si trattava di una confezione che una volta aperta poteva essere costruita e trasformarsi in un bellissimo presepe.
Erano all’incirca 9 ovetti e in ogni ovetto c’era un personaggio dipinto a mano che ricalcava i personaggi classici dei presepi. I presepi accompagneranno i Natali per molti anni. Nel 1997, invece, furono pubblicati gli Elefantao e i Miaogizi; nel ’98 fu la volta dei Sir Condor e degli Stralunati. Nel ’98, inoltre, iniziò la pubblicazione delle serie “bonus” che, così come gli Gnomburloni, si potevano trovare tra le serie di punta. Fu la volta degli orsetti Luna Park. Nel 1999, invece, furono pubblicati i Castorcin, le SuperGiraffe e la serie W il 2000. Si trattava di una serie che si poteva trovare sempre tra novembre dicembre, quindi a fine anno, e fu realizzata per festeggiare l’arrivo del nuovo millennio, il tanto atteso Duemila. Nel 2000 furono pubblicati Los Pappagalos, i Vampirelli e la serie Happy Rabbits. Così come i Luna Park, anche gli Happy Rabbits si potevano trovare tra le serie di punta. Nel 2001, invece, fu la volta degli Orsetten e ci fu il ritorno dei Fantasmini ai Grandi Magazzini.
Tornarono quindi i Fantasmini, che avevano avuto un successo enorme, in una serie ambientata in un centro commerciale. Sempre nel 2001, in estate, fu pubblicato a livello nazionale il Kinder Merendero e all’interno furono riproposti i personaggi degli Happypotami, che festeggiavano il decennale, nella serie Happy Hippos in vacanza nei Mari del Sud. Nel 2002 invece furono pubblicati i Balenotti e Gli imprevedibili scherzi di Angelino e Satanello. Nel Kinder Merendero, in estate, si poteva trovare la serie degli Aquashow. Nel 2003 fu la volta di Cybertop, dei Paleoboys e nel Kinder Merendero ci fu il remake delle Tartallegre. Si trattava della stessa serie del 1992, quindi gli stampi erano identici, però la serie fu riproposta con una colorazione differente, infatti il colore di base è un verde più acceso, quasi un verde evidenziatore, mentre la serie del 1992 era di un verde scuro. Nel 2004 invece fu la volta di Motocoyote, Missione Talpa, Doraemon e altre serie.
In realtà il Museo delle Sorpresine è un progetto molto più grande, ma la sua essenza è racchiusa in questi straordinari ricordi e nell’arco di tempo che va dal 1991 al 2004. Credo che per un collezionista il desiderio più grande sia quello di poter esporre la propria collezione, in modo da stare lì a guardarla, rimirarla, contemplarla, a dissetare ogni tanto quel fanciullino che c’è in noi e che, come diceva qualcuno, riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi. Purtroppo molto spesso, per problemi di spazio, questo non è possibile, quindi gli oggetti, soprattutto quelli più grandi, vengono imballati, inscatolati e riposti in soffitta. Così mi son detto: «se non posso esporre tutta la mia collezione, allora la fotografo e ne faccio un museo virtuale!». Il Museo delle Sorpresine è quindi un museo virtuale dove pian piano esporrò la mia collezione e quella degli altri collezionisti, disponibile sul sito museodellesorpresine.it.
L’ovetto dal 1974 al 1991 (quest’anno l’ovetto Kinder compie 50 anni!)
L’ovetto di cioccolato è un prodotto dolciario che si fonda sul principio della collezione, una legge ampiamente sfruttata con grande successo nel corso degli anni in tutti i settori del mercato, non solo quello alimentare. Ferrero lanciò l’ovetto Kinder Sorpresa nel 1974 (quest’anno l’ovetto Kinder compie 50 anni!) e per tutti gli anni ’70 e ’80, quindi ben prima del 1991 e ben prima degli Happypotami, Ferrero tradusse questo principio della collezione nei classici giochini da montare che troviamo ancora oggi: veicoli di ogni tipo come macchinine, camion, gru, trattori, aeroplani, barche, astronavi, razzi, animaletti di ogni specie, omini di tutti i tipi e anche giochi in miniatura che simulano, ad esempio, il golf o il basket.
E poi troviamo tutta una serie di collezioni ispirate ai brand più famosi tra i bambini in quel momento, come ad esempio la serie animata dei Puffi (“Schlümpfe” in tedesco, “Schtroumpfs” in francese, “Smurfs” in inglese e “Pitufos” in spagnolo). I personaggi dei Puffi ispirarono diverse collezioni pubblicate all’interno degli ovetti. Ad esempio in Germania, dove venivano adottate spesso linee di business differenti, vennero pubblicate negli anni ’80 diverse serie ispirate proprio ai personaggi dei Puffi, ma troviamo altri cartoni animati del momento come ad esempio il piccolo panda Tao Tao, oppure personaggi famosi tra i bambini tedeschi come il coboldo tedesco Pumuckl – tra l’altro la serie ispirata a questo folletto è una delle più amate e ricercate dai collezionisti – oppure i classici dell’animazione Disney, come ad esempio tutta una serie dedicata agli Aristogatti. Altri personaggi che ispirarono le collezioni degli ovetti degli anni ’80 furono ad esempio i personaggi della Banda Disney, come varie serie dedicate a Topolino e Paperino, oppure Asterix, o ancora la Pantera Rosa, i Looney Tunes e molti altri.
In Italia la svolta arrivò nel 1991, una data che cambiò per sempre la concezione delle sorprese dell’ovetto Kinder. Infatti, reduce dal successo che i suoi numeri test avevano avuto in Germania, Ferrero ebbe il coraggio di immettere i dipinti a mano anche nel mercato italiano, quello più delicato, più importante per l’azienda torinese, quello che, se non avesse avuto alle spalle centinaia di indagini di mercato, non avrebbe mai visto la luce. In Italia, infatti, per tutti gli anni ’80 le collezioni ispirate ai brand del momento erano sotto forma di sorprese componibili, mentre, come abbiamo già visto prima, in Germania erano già sotto forma di dipinto a mano. Capitava quindi di trovare a volte gli stessi personaggi principali, ma sotto forme diverse. Nel 1987, ad esempio, Ferrero acquistò la licenza di Paperino e pubblicò in Germania una serie di dipinti a mano sui personaggi di Paperopoli chiama “Donalds flotte Familie“. L’anno successivo in Italia e in altre nazioni uscì una serie di componibili dedicata proprio a Paperino. Stessa cosa, poco dopo, coi Puffi. Nel 1988 uscì in Germania la serie di dipinti a mano “Die Fußball-Schlümpfe“, due anni dopo in Italia uscì una serie di montabili proprio con i Puffi Calciatori.
Ma Ferrero non si limitò solamente a diffondere ufficialmente l’idea del dipinto a mano tutto intero, che non si monta e non si smonta. L’azienda decise di stravolgere completamente l’idea di sorpresina immettendo nel mercato una serie di brand del tutto nuovi che non avevano alle spalle un film d’animazione come ad esempio Il Libro della Giungla o addirittura Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and Broomsticks), che aveva ispirato la serie tedesca “Die Dribbel Boys“, oppure un cartone animato come ad esempio Topolino e i sempreverdi personaggi della Banda Disney, oppure l’Apemaia, i Puffi, oppure un fumetto come Asterix. Questi brand avevano alle spalle solamente uno spot animato televisivo di 30 secondi girato su un martellante Jingle pubblicitario e un mare sterminato di materiale pubblicitario e promozionale. Fu così che nacquero gli Happypotami, una serie di 10 ippopotami alle prese con ginnastica e palestra che centrarono all’istante i cuori dei bambini di allora e non solo. Il successo fu tale che il mercato italiano fece da apripista prima a quello europeo e poi a quello mondiale, azzeccando tutte le previsioni del comparto marketing Ferrero.
Nel 1991 arrivano gli Happypotami
Gli Happypotami, quindi, furono immessi nel mercato nel 1991, inaugurando ufficialmente il filone dei dipinti a mano Kinder. Per lo sviluppo del brand, Ferrero utilizzò i personaggi della serie tedesca “Happy Hippos im Fitness-Fieber“, disegnati dall’illustratore francese André Roche e già pubblicati in Germania nel 1990 e ancor prima nella serie “Die Happy Hippos” del 1988.
Per l’emissione sul mercato italiano degli Happy Hippos e quindi per la traduzione e per la transcreazione del brand, Ferrero utilizzò i termini “happy“, che significa felice, e “ippopotamo“, ideando questo simpatico gioco di parole creato appositamente per i bambini italiani. Il punto cardine della campagna marketing Ferrero fu quello di inoculare nel pubblico italiano un nuovo concetto di sorpresina tutta intera, che non si monta e non si smonta. Era questa la novità dell’ovetto Kinder e il jingle degli Happypotami non faceva che ripeterlo in maniera martellante. Un altro punto cardine della campagna marketing Ferrero fu il concetto di felicità e allegria, che ritroveremo anche nelle serie successive, che uscirono dopo gli Happypotami. Ad esempio, nel 1992 furono pubblicate le Tartallegre, 10 simpatiche tartarughine immortalate al mare sotto il sole cocente, e per il naming del brand fu utilizzato un gioco di parole tra “tartarughe” e “allegre“. Poco dopo arrivò “L’allegra scuola dei Coccodritti“. Era importante trasmettere ai bambini questo senso di benessere, di felicità e di allegria che ritroveremo in tutte le serie di dipinti a mano Kinder, ed era importante che i bambini si potessero immedesimare nei personaggi degli ovetti. Per fare questo fu meticoloso il processo di localizzazione che contraddistinse l’acculturazione e la transcreazione del brand, ovvero l’adattamento di ciascuno di questi brand a idiomi, culture e nazionalità differenti, in modo che tutti i bambini di tutto il mondo si potessero immedesimare nei personaggi e nella loro storia. La transcreazione non è una semplice traduzione, ma richiede più creatività perché deve adattare un messaggio da una lingua all’altra senza perdere l’effetto emozionale del messaggio d’origine. Infatti, anche per il mercato italiano, l’italianizzazione del brand costituiva le fondamenta su cui poi si sarebbe basata tutta la campagna marketing correlata alla serie.
Questo è sicuramente il primo elemento che rende uniche le sorpresine degli anni ’90 e le diversifica dalle sorpresine moderne. Oggi si tende a creare dei brand con un naming uniforme a livello mondiale, solitamente in inglese, comprensibile quindi a tutti i bambini del mondo. Probabilmente se fossero nati oggi gli Happypotami si sarebbero chiamati Happy Hippos anche in Italia. Questo negli anni ’90, soprattutto a inizio degli anni ’90, era ancora un azzardo, prima di tutto perché non era ancora di moda chiamare tutto in inglese e poi perché era viva l’idea di adattare nomi, personaggi e storia tramite gli idiomi del posto. Un esempio lampante si ritrova nei cartoni animati. Negli anni ’80 e ’90 era consuetudine italianizzare tutto quanto: il nome della serie, i personaggi, il nome delle pietanze, i luoghi. Ad esempio gli okonomiyaki di Marrabbio divennero le famose polpette, ma questo per l’epoca era normale, così come oggi non fa più scalpore trasmettere un “Captain Tsubasa” con i nomi originali. In linea di massima, quindi, per ognuna di queste serie di dipinti a mano Kinder ogni paese aveva un nome diverso, studiato appositamente dai creativi Ferrero per la lingua del posto. Prendiamo ad esempio le Tartallegre. Come abbiamo già detto, questo nome è stato creato unendo le parole “tartarughe” e “allegre”, e lo stesso gioco di parole è stato utilizzato ad esempio in Grecia per il nome “Χελωνοχαρουλες“, da “χελώνα” che significa “tartaruga”, e “χαρούμενος” che significa “felice”, “allegro”. E lo stesso gioco di parole è stato utilizzato ad esempio in Brasile per la parola “Tartalegres“. È differente invece il nome argentino “Juguetugas“, dato dall’unione tra “juguete”, che significa “giocattolo”, e “tortugas”, che significa “tartarughe”. Negli altri paesi, invece, il nome adottato significa quasi sempre “Tiny Turtles“, però con la pronuncia del posto. In Francia, ad esempio, la serie è uscita con il nome “Tiny Tortues“, in Spagna invece la serie è uscita con il nome “Tiny Turtles“, con “tiny” letto esattamente come si scrive (questo perché era consuetudine in Spagna leggere i nomi in inglese esattamente come si scrivono, ad esempio Spider-Man lo pronunciano “Espiderman”). In Belgio invece la serie è uscita con il nome “Mini Tortugas“, in Scandinavia e nel Regno Unito con il nome “Terrapins“.
Però nel 1993 ci fu il progetto e l’idea di creare un brand con un naming unico e uniforme a livello mondiale. Questo avvenne con la serie LeoVenturas. La serie infatti si chiama così in tutte le nazioni in cui è stata pubblicata, quindi ad esempio anche in Francia, nei Paesi dell’Est, in Sud America, in Scandinavia, nel Regno Unito, in Austria, in Spagna. In realtà questo riguardò ovviamente solo il nome della serie, perché i personaggi venivano tradotti di volta in volta nelle lingue dei paesi di destinazione. E poi fu un caso sporadico, perché per l’altra serie del ’93, ovvero quella delle Ranoplà, ogni paese ebbe ovviamente un nome differente.
Questo filone proseguì così per tutti gli anni ’90, fino all’inizio del nuovo millennio. Consisteva quindi nel proporre circa due volte l’anno una serie di animaletti antropomorfi dall’aspetto buffo ma realistico, in cui i bambini potevano rispecchiarsi, come il pipistrello che sta a dieta, oppure il pinguino che fa surf, oppure l’elefantino che mangia il gelato, il leoncino che acchiappa le farfalle, il balenotto che suona il flauto o il coccodrillo studioso e secchione.
Sebbene, quindi, questi personaggi fossero inizialmente sconosciuti perché non avevano alle spalle un’opera di successo come ad esempio un cartone animato oppure un film d’animazione, i bambini potevano rispecchiarsi in loro e il successo fu sterminato. Anno dopo anno questa mania travolse non solo i bambini, ma anche i genitori e i nonni e divenne un vero e proprio business per i più furbi che invasero fiere e mercatini, vendendo queste collezioni a prezzi veramente molto alti, soprattutto le collezioni tedesche, europee e straniere che non potevano essere trovate nel mercato italiano. Dopo pochi anni nacquero persino dei negozietti specializzati nella vendita delle sorpresine dell’ovetto, furono allestite fiere e esposizioni, decine di case editrici pubblicarono addirittura cataloghi e kit per collezionare. Insomma, intere famiglie e migliaia di appassionati furono letteralmente ossessionati dalle sorpresine dell’ovetto. Lo spartiacque è il 2004, anno in cui divenne operativa la MPG, acronimo di Magic Production Group, una divisione Ferrero che si occuperà esclusivamente della produzione delle sorpresine degli ovetti. Con la MPG cambierà gradualmente il concetto di sorpresina e verrà abbandonato il dipinto a mano, a favore di una produzione industriale in plastica colorata. Questo fu il primo segnale di diversificazione rispetto al passato, perché con i dipinti a mano era impossibile trovare una sorpresina identica ad un’altra, soprattutto quelle di inizio anni ’90. Si trattava, infatti, di una produzione imperfetta e quindi di conseguenza tutte le sorpresine erano diverse tra loro. Inoltre fu abbandonata l’usanza di pubblicare collezioni ispirate a questi animaletti antropomorfi e, invece, fu adottata la scelta di pubblicare come collezioni principali solamente le serie ispirate ai cartoni del momento e ai personaggi più famosi della TV. È per questo che il mio museo termina nel 2004. Perché il 2004 è lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo delle sorpresine Kinder.
Tutti i tipi di collezionisti
Esistono diversi tipi di collezionista. Innanzitutto c’è il nostalgico. Il nostalgico non è un vero e proprio collezionista perché vive di ricordi, quindi ricorda queste sorpresine degli anni ’90, ne conserva qualcuna, magari sopra qualche mobiletto nella propria stanza, oppure in qualche bustina riposta in un armadio o in un cassetto.
Dal nostalgico si passa poi al vero e proprio collezionista. Di collezionisti ovviamente ce ne sono tantissimi tipi, innanzitutto c’è il collezionista standard a cui piace collezionare le sorpresine nei famosissimi box trasparenti con scomparti da 10 o 12 posti.
Un altro oggetto molto comune che si trova tra i collezionisti standard e molto molto utilizzato è sicuramente la tipica bacheca in legno. Questa bacheca era molto diffusa e molto comune negli anni ’90, quindi sicuramente parecchi bambini di allora la ricordano e parecchi nostalgici forse la conservano ancora.
Dal collezionista standard si passa poi al collezionista 2.0. Il collezionista 2.0 è sicuramente un collezionista avanzato a cui piace collezionare le proprie sorpresine e gli oggetti della propria collezione in maniera più organizzata, più ponderata. Esistono in commercio, ad esempio, delle scatoline differenti, che hanno gli scomparti in velluto rosso, modellati secondo la forma dei relativi personaggi.
Al collezionista 2.0 piacciono molto anche le teche in plexiglas. Queste, ovviamente, sono molto più belle rispetto alle scatoline perché permettono di posizionare i personaggi in piedi e quindi di poterli esporre in maniera ideale. Però c’è anche un problema di spazio perché occupano molto più spazio rispetto alle scatoline standard o a quelle speciali.
Esiste poi il collezionista creativo, un personaggio un po’ atipico perché mette la propria creatività nel modo di collezionare le sorpresine o, comunque, gli oggetti della propria collezione. Ad esempio questa è una bacheca che realizzò mio zio trent’anni fa, me la regalò quando ero bambino per permettermi di posizionare le mie sorpresine. Ho dei ricordi veramente bellissimi perché era tutta fatta artigianalmente, in legno e dipinta a mano. C’erano le finestre, le scalette, le porticine, i mattoncini, i vari scomparti. Ho conservato qui le mie sorpresine per parecchi anni. Dopo mio zio ne realizzò addirittura una più grande, di circa due metri. Era fatta esattamente alla stessa maniera e qui le sorpresine sono rimaste per più di dieci anni, fino all’inizio del 2000. Dopodiché le ho tolte a causa della polvere e le ho conservate nelle varie scatoline, però ho dei ricordi veramente molto belli riguardo questo tipo di collezionismo creativo che ha accompagnato la mia infanzia.
Esiste poi un altro tipo di collezionista, il collezionista definitivo, una sorta di collezionista 3.0 che io più che altro chiamerei “archivista” perché ama collezionare tutte le varianti, le variazioni, le varie edizioni dei personaggi delle sorpresine. Per fare questo esistono in commercio degli speciali collector box, che sono più preziosi rispetto alle scatoline, hanno 60 scomparti e permettono di collezionare tutte le varianti di un determinato personaggio.
I diorami italiani
C’è da dire che la maggior parte delle sorpresine è molto facile da reperire. Ciò che fa più gola ai collezionisti sono sicuramente i diorami. Sotto il termine “diorama” il collezionista fa rientrare qualsiasi cosa. In realtà esistono varie tipologie di diorami e sarebbe meglio identificarle con il termine corretto. Ciò che è certo è che si tratta di materiale promozionale, non destinato alla vendita, che veniva utilizzato molto spesso tra gli addetti ai lavori per presentare le nuove serie in uscita, oppure nei supermercati e nei centri commerciali sempre per esporre e presentare la serie del momento. Essendo materiale non destinato alla vendita i diorami non sono così semplici da reperire. Alcuni non sono impossibili da trovare, ma si tratta comunque di materiale prodotto in edizione limitata che circola sicuramente meno e assume anche un certo valore. Letteralmente un diorama è un’ambientazione in scala ridotta che ricrea scene di vario genere, quindi un vero e proprio plastico che riproduce lo scenario dei personaggi. Di questa tipologia di diorama abbiamo generalmente due edizioni differenti: una in plastica tipicamente italiana e una in cartone tipicamente tedesca. Questo ad esempio è un tipico diorama italiano in plastica (sicuramente è il più bello o, almeno, è quello che amo di più) ed è stato prodotto nel ’94 per presentare i PandaParty nei grandi supermercati. Veniva posizionato nelle apposite isole Kinder e Ferrero e i bambini potevano visionare i personaggi della nuova serie in uscita. Questo diorama è molto bello perché oltre ad essere un plastico fatto veramente bene, ha anche una particolarità: è elettronico e c’è un chip sonoro che riproduce il jingle pubblicitario dei Panda Party. Qui il jingle è proposto in versione strumentale, in realtà nello spot televisivo era cantato. Ci sono anche le lucine che si accendono e si spengono in maniera alternata.
Sempre nel 1994, come seconda serie dell’anno, quindi esattamente dopo i PandaParty, fu pubblicata la serie dei PinguiBeach e, anche per loro, fu realizzato un diorama bellissimo, forse il più bello dopo quello dei PandaParty. Si tratta sempre di un diorama elettronico con un chip sonoro che riproduce il jingle dello spot pubblicitario. Mentre quello dei PandaParty era strumentale, quello dei PinguiBeach è cantato esattamente come il jingle dello spot.
Esiste poi un’altra tipologia di diorama. Più che diorama lo chiamerei “espositore”, perché non è un vero e proprio plastico che riproduce lo scenario dei personaggi. Questo espositore fu utilizzato per presentare la serie dei LeoVenturas nei grandi supermercati, esattamente come quello dei PandaParty e dei PinguiBeach, però è antecedente perché la serie dei LeoVenturas è stata pubblicata nel 1993. È molto particolare perché presenta anche una riproduzione in polistirolo dell’ovetto Kinder dell’epoca con la scritta “giocattoli sicuri”.
Ma perché questo espositore era così piccolo e senza scenario? In realtà si trattava solo di una componente di uno stand ben più grande che racchiudeva anche lo scenario dei personaggi. Infatti lo stand include anche il bellissimo plastico dei LeoVenturas che si poteva vincere con la raccolta punti dei Regalissimi 1993. Era la raccolta punti legata alle merendine Kinder e Ferrero, si potevano vincere diverse cose e per ottenere questo gioco occorrevano 40 punti. Ovviamente il plastico d’esposizione, il grande camping dei LeoVenturas, è diverso da quello incluso nella valigetta che si poteva vincere con la raccolta punti, poiché ha accessori realizzati diversamente e oggetti di colorazioni differenti. Mancano, inoltre, le componenti elettriche dei veicoli. Ad esempio il ponte d’esposizione è azzurro, quello della valigetta è arancione; la tenda d’esposizione è blu, l’altra sempre arancione; la barchetta d’esposizione è gialla e blu, quella della valigetta è blu e arancione. La barca invece ha proprio elementi differenti, ad esempio le finestre non sono colorate.
A gennaio del 1995 fu pubblicata la serie dei Coccobulli. In questo caso venne utilizzata una nuova tipologia di diorama, in cui non viene più presentata la serie in toto con tutti i personaggi, ma ne vengono presentati solo alcuni. Anche questo è un diorama che ripropone lo scenario dei personaggi, però non ci sono chip sonori.
Sempre nel 1995, esattamente nella seconda metà dell’anno, quindi dopo i Coccobulli, con la pubblicazione degli Squalìbabà si passò a un’altra tipologia di diorama a forma di oblò. Anche in questo caso non vennero presentati tutti i personaggi, ma solo alcuni. Questa tipologia di diorama fu utilizzata da Ferrero nel corso degli anni per molte serie, ad esempio in Italia fu utilizzata anche l’anno successivo per gli HappyDinos oppure molti anni dopo per Angelino e Satanello, mentre all’estero fu utilizzata ad esempio per i Miaogizi e per i Fantasmini, che vennero pubblicati in Austria con il titolo “Fantomini”. In questo caso l’oblò presentava tutti i 10 personaggi e fu utilizzato sempre in Austria anche per i Coccobulli, che vennero pubblicati con il nome “City Crocos”.
In Italia, invece, i Fantasmini non ebbero l’oblò come diorama promozionale, ma una piccola teca con alcuni personaggi. È esattamente la stessa cosa che abbiamo visto prima con i LeoVenturas, si trattava cioè di una piccola componente di uno stand più grande: un espositore in cartone che rappresentava il castello dei Fantasmini. Anche qui non ci sono tutte le figure, ma solo quattro personaggi selezionati per rappresentare tutta la serie. La particolarità sta nel fatto che il castello dei Fantasmini è stampato con un anaglifo, un’immagine stereoscopica che, se osservata con occhiali appositi, fornisce un’illusione di tridimensionalità. Nel cartonato, infatti, ci sono anche gli occhiali a forma di fantasma da utilizzare per guardare il castello e simulare questo effetto 3D.
Non solo dipinti a mano: anche i componibili ebbero i loro diorami. Siamo nel 1990 e le figure principali erano i montabili dei Puffi Puffissimi, che contemplavano sei personaggi dei Puffi più famosi (ovvero Puffo Freddoloso, Puffetta, Puffo Vanitoso, Puffo Burlone, Grande Puffo e Puffo Golosone) e poi altri sei personaggi dei Puffi sotto forma di calciatori lanciati in occasione dei mondiali di Italia ’90. Sul retro ci sono le istruzioni per montare il cartonato e trasformarlo in una bellissima bacheca a forma di fungo ideale per esporre tutti e 12 i Puffi di Kinder Sorpresa.
Nel 2014, con la pubblicazione della serie FunnyVersary, che festeggiava i quarant’anni dalla nascita dell’ovetto Kinder, fu riproposta una sorta di oblò per l’espositore della serie, posto in cima alle isole Ferrero di alcuni supermercati. Dietro c’era una tasca in cui erano presenti i flyer che pubblicizzavano i quarant’anni di gioco insieme. Fu una serie revival destinata principalmente ai papà e alle mamme che negli anni ’80 e ’90 erano bambini. In questa serie infatti, erano presenti molti personaggi delle serie storiche degli anni ’90 e lo scopo del gioco era quello di far conoscere ai propri figli le sorpresine più belle dell’infanzia di mamma e papà per giocare tutti assieme. In realtà non era facile trovare questo espositore perché fu riservato solo ad alcuni supermercati selezionati.
I diorami tedeschi
Passiamo ora ai diorami tedeschi. Questo ad esempio è il diorama della serie Happy Hippos im Fitness-Fieber, ovvero la versione tedesca degli Happypotami. Questi diorami, come anticipato, non erano in plastica bensì in cartone, però riproponevano sempre lo scenario dei personaggi. Erano abbastanza ricchi di informazioni poiché veniva presentato tutto il materiale promozionale. Inoltre venivano presentate anche le serie dei componibili.
Questi sono altri diorami tedeschi usciti esattamente dopo gli Happypotami, quindi nell’ordine: Teeny Tapsi Törtels (ovvero Tartallegre), Die Kroko-Schule (ovvero Coccodritti) e poi Peppy Pingos, una serie non pubblicata in Italia. Anche questi sono diorami in cartone, tranne quello delle Tartallegre, la scatola è sì in cartone, però all’interno l’isola è in plastica. La particolarità di molti diorami tedeschi è che alcuni personaggi si discostano da quelli che poi sono usciti effettivamente all’interno degli ovetti. Ad esempio nel diorama delle Tartallegre il personaggio differente è quello di Calypso (“Flora” nell’edizione tedesca). La particolarità sta nel fatto che il gambo del fiore è dipinto di giallo. Nel personaggio che è uscito all’interno degli ovetti, invece, il gambo è dipinto di verde. La versione col gambo verde è infatti quella che conosciamo, quella che poi sarà pubblicata anche in tutti gli altri paesi, quindi in Italia, in Francia, in Spagna, in Sud America. La versione col gambo giallo è, quindi, molto ambita tra i collezionisti.
Stessa cosa nel diorama dei Peppy Pingos, la figura che cambia è Knut Kohldampf, la differenza sta nel fatto che nel personaggio uscito negli ovetti l’hamburger aveva i puntini che raffigurano i semi di sesamo, mentre quello del diorama no. Anche la colorazione era differente.
O ancora nel diorama tedesco della serie Hanny Bunny’s lustige Ski-Hasen, che verrà poi pubblicata in Italia con il titolo “Happy Rabbits”, alcune figure all’interno della serie hanno gli sci di una colorazione differente rispetto a quelli che si trovavano all’interno degli ovetti. Ad esempio il personaggio di Rita Ratlos (“Ilona Fifona” in Italia) ha gli sci di colore lilla, mentre gli sci del personaggio uscito negli ovetti erano di colore verde acqua. Si tratta, quindi, di versioni ambite tra i collezionisti, perché in ogni caso i diorami erano sempre prodotti in edizione limitata, pertanto queste varianti erano molto più rare rispetto alle versioni standard delle sorpresine.
Altri diorami
Come accennavo prima, nel termine “diorama” i collezionisti fanno confluire di tutto, anche tantissimi oggetti promozionali. Anche questo, ad esempio, potrebbe essere considerato un diorama. In realtà si tratta di un sacchettino in velluto rosso uscito nei Paesi Bassi. Il testo del cartellino pubblicitario è in olandese e all’interno di questo sacchettino si potevano trovare tutti e 10 i personaggi dei Coccodritti, che in Olanda sono usciti con il nome “Crazy Crocos“. Si tratta di un oggetto promozionale non destinato alla vendita, realizzato all’epoca per pubblicizzare l’uscita della serie. Non è quindi un espositore, oppure uno scenario in cui sono ambientati i personaggi della serie, ma è pur sempre materiale pubblicitario che per comodità viene fatto rientrare dai collezionisti nel calderone dei diorami.
Molto particolari, invece, sono i diorami francesi delle serie risalenti alla seconda metà degli anni ’90, si tratta di bacheche trasparenti che ripropongono lo scenario e l’ambientazione originale dei personaggi. Queste teche sono state realizzate nel 1999 per la serie AstroComic (Stralunati), nel 2000 per le serie Castors Chinois (Castorcin) e Super Girafes (SuperGiraffe), nel 2001 per le serie Chevaliers Condors (Sir Condor) e Piratoquet (Los Pappagalos).
I book
Di rilevanza a livello collezionistico sono poi i diorama book, anche questi spesso vengono chiamati solamente con il termine “diorama”. In realtà si tratta di piccoli espositori a forma di libro al cui interno sono presenti delle cunette in cui vengono alloggiati i personaggi. Anche questo è materiale promozionale utilizzato dai promoter e rappresentanti Ferrero per pubblicizzare le varie serie in uscita in Italia. Ogni anno per ognuna delle serie di dipinti a mano veniva prodotto un book. La stessa cosa avveniva anche all’estero, tranne in Germania dove non era consuetudine produrre questo tipo di materiale.
I bussolotti italiani
Questa è sicuramente la parte che amo di più, quella più divertente, più bella, più rara e preziosa a livello collezionistico. Per un collezionista l’apoteosi è avere nella propria collezione oggetti intonsi, nuovi, possibilmente sigillati, quindi esattamente com’erano quando sono stati pubblicati. E nel caso della sorpresina Kinder, la cosa più bella è averla nella sua capsula originale con il foglietto delle avvertenze e la cartina della serie. Inoltre le figure di inizio anni ’90 erano sigillate in sacchetti di plastica trasparente e, quindi, lo scopo è averle sigillate, esattamente come uscivano all’interno dell’ovetto. Tra l’altro molte delle prime capsule degli anni ’90 erano particolari, perché erano colorate e avevano anche delle varianti, quindi il vero tripudio per un collezionista è avere le collezioni complete nei bussolotti originali, ancora illibati.
Partiamo dal 1991 e, quindi, dalla serie degli Happypotami: la particolarità di questa serie è che i bussolotti erano di colore blu. Sicuramente nella nostra memoria i bussolotti degli ovetti sono di colore giallo. In realtà le serie dei dipinti a mano pubblicate all’inizio degli anni ’90 avevano un bussolotto di colore differente e i bussolotti gialli erano riservati esclusivamente alle sorpresine montabili.
All’interno del bussolotto c’era il personaggio sigillato in una bustina trasparente con sopra indicati i dati della produzione (quindi l’azienda che ha prodotto e dipinto la sorpresina per conto di Ferrero). Era presente poi la cartina della serie con tutti i personaggi e il foglietto delle avvertenze. Questo foglietto è completamente diverso da quello tipico degli anni ’90, era più piccolo e di colore verde. Già dal 1992 con le Tartallegre il foglietto delle avvertenze assumerà le sembianze di quello che tutti ricordiamo. Tutti i personaggi degli Happypotami, quindi, nei bussolotti blu erano sigillati in una bustina trasparente, questa è un’altra particolarità che distingue i primi personaggi da quelli successivi, perché da un certo in poi i personaggi non saranno più sigillati, ma si troveranno sfusi.
Esistevano poi delle varianti tra gli stessi bussolotti. La maggior parte di questi bussolotti era realizzata in plastica lucida, ma esiste una piccola parte realizzata con una finitura satinata opaca molto, molto più rara. Un’altra variante di questi bussolotti ha una colorazione turchese anziché la classica colorazione blu. Questa versione turchese è molto più rara rispetto a quella classica.
Ma la questione degli Happypotami non finisce qui. Quando uscirono nel ’91, queste figure si potevano trovare sì all’interno dei bussolotti blu, ma esiste anche un’altra versione di questi bussolotti di colore rosso.
Con i bussolotti rossi le figure si potevano trovare saltuariamente non solo in Italia, ma anche in altri paesi, come ad esempio nel Regno Unito. La particolarità sta nel fatto che all’interno di questi bussolotti i personaggi non erano imbustati, ma sfusi. E poi non c’era la cartina della serie con i nomi dei personaggi in italiano, ma una cartina gialla neutra, valida a livello internazionale. Era senza nome della serie, senza nome dei personaggi e le avvertenze erano sul retro.
Ferrero utilizzerà la colorazione blu e rossa dei bussolotti anche per altri personaggi, ad esempio a fine anni ’90, per gli Alberi di Natale. Però, a livello collezionistico è molto facile distinguere queste due tipologie di bussolotti, perché cambiano i marchi interni e esterni delle capsule (non è questo il momento, perché ci sarebbe troppo da dire, ma in futuro realizzerò delle monografie specifiche con dei video appositi, dove farò vedere come distinguere tutti i bussolotti di tutte le serie).
Andiamo avanti con gli anni. Se nel ’91 i bussolotti erano di colore blu per gli Happypotami, a gennaio ’92 i bussolotti delle Tartallegre erano di colore verde.
Anche in questo caso, si potevano trovare delle variazioni di verde, alcuni erano in plastica lucida, altri, più rari, in plastica opaca. Esattamente come per gli Happypotami, il personaggio era sigillato nella bustina trasparente con le indicazioni sulla produzione e sull’importazione in Italia della sorpresina, sempre per conto di Ferrero, con la cartina della serie e ovviamente con il foglietto delle avvertenze. Da questo momento la cartina delle avvertenze assumerà le sembianze di quella a cui siamo abituati, sarà quindi più lunga con le scritte in nero oppure, negli anni successivi, con i testi in rosso e nero. C’è poi anche una piccola parte di varianti. Ad esempio il personaggio di Robinson si poteva trovare sia con la foglia fuori dalla bustina, sia con la foglia dentro la bustina. La stessa cosa anche per lo scoglio del personaggio di Marino.
C’è, infine, una piccolissima parte di Tartallegre che si potevano trovare non sigillate, quindi senza sacchetto trasparente. In questo caso, però, i dati sulla produzione che erano indicati sulla bustina erano trascritti su una piccola cartina delle avvertenze di colore celeste con le scritte in nero.
Proseguiamo in ordine cronologico, dopo gli Happypotami e le Tartallegre furono pubblicati i Coccodritti. A differenza delle due serie antecedenti, i bussolotti dei Tartallegre erano di un colore grigio molto chiaro.
Le sorprese dei Coccodritti si potevano trovare sia sigillate nelle bustine trasparenti, sia sfuse. Esiste una variante della cartina delle avvertenze, che si poteva trovare o in carta opaca o in carta lucida. Ed esiste anche una variazione di colore delle capsule, che si potevano trovare in un grigio freddo o in un grigio caldo, tendente al rosato.
Dopo i Coccodritti, nel 1993 arrivarono le Ranoplà. In questo caso la serie aveva i bussolotti di colore rosa e il personaggio era sfuso. Da questo momento in poi, infatti, i personaggi non saranno più sigillati.
Con i Coccodritti e le Ranoplà arrivarono nel biennio 1992/1993 gli Gnomburloni. Come abbiamo detto prima, questa non era una serie principale, ma si poteva trovare negli ovetti tra le serie di quel periodo. Nel 1993 divenne, invece, la serie di punta che si poteva trovare nelle confezioni delle merendine Kinder. Una particolarità di questa serie è che si tratta della prima serie di dipinti a mano ad avere i classici bussolotti di color giallo aranciato.
Come i Coccodritti, anche gli Gnomburloni si potevano trovare sigillati o sfusi senza bustina trasparente. Inoltre cambia anche il colore dei bussolotti, per quelli sigillati il colore è un giallo aranciato scuro, per quelli sfusi è un giallo molto chiaro.
All’interno delle merendine Kinder e Ferrero, invece, i personaggi erano sempre sigillati. A livello collezionistico è molto facile distinguere i personaggi sigillati degli ovetti dai personaggi sigillati delle merendine, perché la bustina aveva delle indicazioni differenti. Dei personaggi imbustati, infatti, ci sono tre versioni differenti.
La prima versione ha una bustina senza scritte, non ci sono marchi né sul fronte né sul retro e il personaggio è marchiato “Ferrero 1990“. Questa versione si poteva trovare all’interno delle merendine, infatti sulla bustina ci sono i tipici adesivi argentati rilevati dai metal detector nelle produzioni industriali per individuare oggetti estranei all’interno delle confezioni destinate all’uso alimentare. C’è poi una seconda versione della bustina, anche questa si poteva trovare all’interno delle merendine. In questo caso la bustina era marchiata “CE FERRERO S.P.A. – ALBA – ITALY“. I personaggi all’interno di questa bustina sono marchiati “Ferrero 1992” e anche in questo caso sul sacchetto è presente ovviamente l’adesivo argentato. La terza versione della bustina, invece, era quella che si poteva trovare all’interno degli ovetti. In questo caso ci sono parecchie scritte che includono “PRODOTTO IN CHINA DA: IMG CHINA ENTERPRISE” e poi altre indicazioni sulla produzione. Qui il personaggio è marchiato sempre “Ferrero 1992“.
Passiamo ora ai bussolotti. Le capsule tedesche erano di diverse tipologie. Il primo è il classico bussolotto asimmetrico tipico degli anni ’70 e ’80. Poi c’è il raro bussolotto ruvido e opaco marchiato “Ferrero 1990“. All’interno di entrambe le metà della capsula c’è una K più un numero. Poi c’è il bussolotto squadrato, con gli angoli meno smussati, marchiato “Ferrero 1988“. E poi ancora il bussolotto classico tondeggiante marchiato sempre “Ferrero 1988“.
Il personaggio sigillato nel suo bussolotto giallo aranciato si poteva trovare, invece, in Italia e in altri paesi, ma in alcune nazioni specifiche, come ad esempio il Regno Unito, questo bussolotto era turchese.
Il personaggio all’interno era sempre sigillato, marchiato “Ferrero 1992” ed era identico a quello che si poteva trovare in Italia. La cartina della serie era la stessa, ma la cartina delle avvertenze era tutta con le scritte in rosso.
Parlando sempre delle prime serie di dipinti a mano usciti tra il ’91 e il ’93 (Happypotami, Tartallegre, Coccodritti e Ranoplà), c’è da dire che la colorazione di bussolotti fin qui discussa contraddistinse solo ed esclusivamente l’Italia. Le serie ovviamente furono pubblicate anche in altri paesi, però la colorazione dei bussolotti era differente. Ad esempio, mentre in Italia il bussolotto degli Happypotami era blu, in Francia (dove la serie è nota con il nome “La Bande des Hippos“) il bussolotto era metà blu scuro, metà celeste e le figure erano sigillate.
Nelle altre nazioni, invece, come ad esempio la Spagna, l’Austria o i Paesi Bassi, il bussolotto era metà celeste e metà rosa. I personaggi si potevano trovare sia sfusi, sia sigillati. Qui la serie è nota con il nome “Happyhippos“.
Nel 1997, poi, la serie è uscita anche in Brasile con il nome “Os Happy Hippos” e in questo caso, ovviamente, il personaggio era sfuso. C’era la cartina della serie in doppia lingua, sia in spagnolo che in portoghese, e il colore del bussolotto era un rosso aranciato.
Per la serie “Les Tiny Tortues“, invece, ovvero la versione francese delle Tartallegre, il bussolotto era metà verde come quello italiano e metà blu scuro. Anche in questo caso il personaggio era sigillato. All’interno della bustina c’erano poi la cartina della serie in francese e la cartina delle avvertenze. Siamo, però, nel biennio 1992/1993 e quindi i personaggi si potevano trovare anche sfusi, sempre con entrambe le cartine. La cosa che cambia è la colorazione dei bussolotti perché oltre alla versione verde e blu si poteva trovare anche una versione grigia e blu.
La serie delle Tartallegre, come abbiamo già visto, è stata pubblicata anche in altri paesi europei, ad esempio nel Regno Unito. In questo caso il bussolotto era metà verde, come quello italiano e quello francese, e metà giallo. La cartina della serie ovviamente era in lingua inglese, c’era la cartina delle avvertenze, che però era diversa perché aveva le scritte in rosso. Il personaggio era sigillato.
Siamo nel 1993 e la serie è stata pubblicata in Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Austria e Svizzera. In questo caso i personaggi erano sfusi, il bussolotto era metà rosso e metà grigio. La cartina era multilingue, in spagnolo, portoghese, francese, olandese e tedesco.
Tuttavia la serie delle Tartallegre sul finire degli anni ’90 è stata pubblicata anche in Sud America. In questo caso il bussolotto era rosso. È presente solo la cartina della serie, sempre multilingue: da un lato c’è la serie in spagnolo con il titolo “Las Juguetugas“, dall’altro invece la serie in portoghese con il titolo “As Tartalegres“.
Per quanto riguarda i Coccodritti, invece, nel Regno Unito il bussolotto era turchese. La serie è stata chiamata “Crazy Crocos” e i personaggi erano sfusi. La particolarità sta nel fatto che la cartina delle avvertenze era molto più piccola di quella a cui siamo abituati, sempre in rosso come quella inglese delle Tartallegre.
Siamo sempre nel 1993 e la serie è uscita con lo stesso nome anche in Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Portogallo, Olanda e Austria. In questo caso la cartina era multilingue e il bussolotto era già del classico colore giallo aranciato.
Passiamo poi alle Ranoplà. Mentre in Italia i bussolotti erano di colore rosa, negli altri paesi la serie è uscita l’anno successivo, quando i bussolotti erano già tutti gialli, ad esempio in Austria, Spagna e Portogallo con il titolo “Las Ranoplà” – “Die Frechen Frösche“, oppure in Francia, Svizzera e Benelux con il titolo “Mini Splash“. La cartina era sempre multilingue e il bussolotto giallo chiaro, ma nell’Europa Orientale la serie uscì qualche anno più tardi con il bussolotto di colore arancione. La cartina della serie era sempre scritta in più idiomi e il titolo era Froggy Friends.
Ma ecco anche il rarissimo bussolotto della versione uscita in Irlanda con il titolo “Frosty Froggies” – “Frosty Frogzz“. Qui il bussolotto era turchese e la cartina della serie è probabilmente una delle più rare e ricercate dai collezionisti di tutto il mondo.
D’ora in poi tutti gli altri li passerò in rassegna molto più velocemente. I Leoventuras segnarono in Italia l’arrivo del colore giallo tra i bussolotti dei dipinti a mano. A livello collezionistico è sempre molto facile distinguere i bussolotti di ognuna di queste serie, anche se apparentemente sembrano tutti uguali. Innanzitutto perché la colorazione del giallo era completamente differente da un anno all’altro e da una serie all’altra e poi perché, come abbiamo già detto, ogni bussolotto era marchiato in maniera differente rispetto agli altri e di conseguenza un determinato marchio si riferiva a un anno specifico e quindi a una determinata serie. Nei Leoventuras, spesso, la metà corta della capsula era di un giallo scuro, mentre la metà lunga era di un giallo più chiaro. All’interno il personaggio era sempre sfuso e da questo momento in poi i personaggi iniziarono a trovarsi anche senza cartina delle avvertenze, quindi con la sola cartina della serie. Nel 1994, dopo i Leoventuras, uscirono i PandaParty. Anche in questo caso il bussolotto aveva una particolarità: al contrario dei Leoventuras, la capsula corta era spesso di un giallo più chiaro, mentre la capsula lunga era di un giallo più scuro. Con i PandaParty uscirono gli Gnomi Artigiani, un’altra serie dedicata agli gnomi, esattamente come quella degli Gnombuloni. In questo caso era sempre presente anche la cartina delle avvertenze.
Dopo i PandaParty arrivarono i PinguiBeach. Con questa serie arrivò il marchio “Made in China” direttamente sul bussolotto (ma solo su quello dei dipinti a mano), esattamente all’esterno della metà lunga della capsula. Il marchio “Made in China” rimase sui bussolotti dei dipinti a mano per due/tre anni circa. La cartina era molto divertente perché all’interno c’era un fumetto con i personaggi della serie.
Dopo i PinguiBeach uscirono i Coccobulli, gli Squalìbabà e gli HappyDinos. Il bussolotto era sempre di un giallo tendente al verdognolo e aveva il marchio “Made in China”.
Con i Fantasmini e gli Elefantao già a colpo d’occhio si vede la differenza di colore delle capsule. I bussolotti di queste serie, infatti, erano di un giallo aranciato molto acceso, quasi evidenziatore.
È evidente la differenza di colore tra il giallo aranciato e il giallo verdognolo degli anni precedenti. La stessa cosa vale quindi anche per gli Elefantao che avevano sempre questo bussolotto color giallo aranciato molto acceso.
Esattamente come per le Ranoplà, anche per la serie dei Fantasmini è particolare la versione uscita in Irlanda. Il bussolotto turchese e le figure sono identici alla versione della serie uscita in Inghilterra. Anche il nome della serie è lo stesso: “Glowing Ghosties“. Ciò che cambia è un piccolo elemento della cartina, ovvero il nome in inglese dell’ultimo personaggio, Berto Tremor. Nella cartina inglese il personaggio si chiama “Shaking William“. Questa cartina è molto comune e si può trovare facilmente nel Regno Unito. Nella cartina irlandese, invece, il personaggio si chiama “Shalking Steven” con l’errore grammaticale della lettera “L” in Shaking. Anche questa cartina irlandese è una delle più rare in assoluto.
Dopo gli Elefantao arrivarono i Miaogizi. In questo caso il bussolotto passò da questo aranciato molto acceso a un giallo tendente al marroncino. Dopo i Miaogizi arrivarono i Sir Condor, il bussolotto era sempre di un giallo tendente al marroncino.
In questo periodo molte figure si potevano trovare senza cartina della serie, ma con la sola cartina delle avvertenze. Questa peculiarità ha caratterizzato praticamente tutte le serie dalla prima metà degli anni ’90 in poi, a partire dai PandaParty.
Con i Sir Condor arrivò la serie bonus degli orsetti Luna Park, che non era quindi una serie di punta, ma si poteva trovare tra le serie di punta. In questo caso il bussolotto è diverso rispetto a quello antecedente, è sempre giallo marroncino però tendente all’aranciato. Dopo i Sir Condor arrivarono gli Stralunati. Con gli Stralunati ci furono gli Gnomi 4 Stagioni. Nei bussolotti dei dipinti a mano di questo periodo si poteva sempre trovare il personaggio o con la sola cartina della serie o con la sola cartina delle avvertenze. Nel caso degli Gnomi 4 Stagioni erano presenti entrambe le cartine.
Dopo gli Stralunati nel 1999 arrivarono i Castorcin. E dopo i Castorcin le SuperGiraffe. Con le SuperGiraffe sul finire del 1999 fu commercializzata la serie W il 2000. Erano quattro personaggi “speciali”, alcuni avevano delle piccole batterie (per alimentare chip sonori o mini lampadine) e in questo caso i bussolotti erano tutti trasparenti. Anche con le SuperGiraffe iniziò a prende piede l’idea di inserire ogni anno un personaggio speciale, alimentato a batterie. Per questi personaggi il bussolotto era sempre diverso e quasi sempre trasparente. Nelle SuperGiraffe il bussolotto trasparente era destinato al personaggio di Jack La Grotta, che era una figura speciale perché aveva una torcia che si illuminava e andava a batterie. Solo la torcia usciva sigillata in una bustina trasparente.
Dopo le SuperGiraffe arrivarono i Los Pappagalos che avevano un bussolotto giallo tendente al marroncino aranciato. E dopo i Los Pappagalos arrivarono i Vampirelli che avevano un bussolotto giallo tendente al marroncino verdognolo. Anche per i Vampirelli, come per le SuperGiraffe, c’era un bussolotto trasparente destinato a un personaggio speciale: Yuri Capovolski. In questo caso c’era il lampione che si illuminava a batterie.
In questo periodo uscì un’altra serie bonus che era quella degli Happy Rabbits, in questo caso speciale come per gli Gnomi 4 Stagioni si potevano trovare sia la cartina della serie sia la cartina delle avvertenze. Dopo i Vampirelli la serie di punta fu quella degli Orsetten e il bussolotto era giallo tendente al marroncino aranciato. Dopo gli Orsetten fu la volta dei Fantasmini ai Grandi Magazzini e qui invece tornò il bussolotto giallo tendente al marroncino verdognolo. Anche in questo caso c’era il bussolotto trasparente, sempre destinato al personaggio speciale, ovvero Tobia Accendispia, che aveva sempre una lampadina alimentata a batterie.
Dopo la seconda serie dei Fantasmini arrivarono i Balenotti. Da questo momento in poi i bussolotti divennero per metà gialli (il solito giallo tendente al marroncino aranciato o verdognolo) e per metà rossi (un rosso aranciato). Insieme alla cartina della serie, da questo momento in poi si poteva trovare il Magicode Internet Surprise, con il quale si poteva accedere a una attività sul sito www.magic-kinder.com.
Dopo i Balenotti fu la volta di Angelino e Satanello. Anche in questo caso il bussolotto era bicolore. Anche con Cybertop il bussolotto era bicolore giallo-rosso, ma qui era presente il personaggio speciale di Valvo-san, che andava sempre a batterie. Questa figura aveva il bussolotto metà giallo verdognolo e metà trasparente. Dopo Cybertop uscirono i Paleoboys e poi i Motocoyote. In questi bussolotti si poteva trovare sempre il Magicode per andare a giocare online.
Siamo nel 2004 e quindi il mio Museo delle Sorpresine volge al termine, finiamo con Doraemon. In questo caso la capsula corta del bussolotto era di un giallo completamente differente, molto molto acceso, quasi pastello e poi l’altra metà invece era sempre rossa. Troviamo il personaggio con il Magicode per giocare online e ovviamente la cartina della serie.
I bussolotti tedeschi
Discorso a parte, invece, va fatto per i bussolotti tedeschi. Rispetto a quelli italiani i bussolotti tedeschi risalenti alla fine degli anni ’80 e a tutti gli anni ’90 avevano una forma completamente differente. Prendiamo ad esempio uno di questi bussolotti tipici, che risale al 1988. All’interno c’è un personaggio della serie “Happy Hippos“. Questa tipologia di bussolotti, con gli incastri sopra e sotto, è stata pubblicizzata ufficialmente come novità proprio nel 1988 e all’interno si poteva trovare anche una piccola cartina che mostrava varie attività che i bambini potevano fare con questi nuovi bussolotti.
Ma versioni primitive di questi bussolotti si potevano trovare già l’anno prima. Emblematica è, ad esempio, la serie di Paperino “Donald’s flotte Familie” del 1987, perché i personaggi si potevano trovare in tre tipologie di bussolotti differenti. Il primo bussolotto è il classico bussolotto asimmetrico tipico degli anni ’70 e ’80, sia in Italia sia in Germania sia negli altri paesi. Poi c’è il bussolotto simmetrico, che è quello a cui siamo abituati perché è il tipico bussolotto degli anni ’90. E infine il bussolotto nuovo, tipicamente tedesco, con gli incastri sopra e sotto.
Il bussolotto asimmetrico è marchiato internamente con una K + un numero. Il bussolotto simmetrico invece presenta delle lettere, in questo caso H e G. Il bussolotto nuovo invece è molto particolare perché rispetto a quelli posteriori non presenta nessun marchio esterno, nemmeno Ferrero. Solo all’interno dell’incastro c’è una C + un numero.
Si trattava quindi di una versione primitiva di questi bussolotti “novità”. Come possiamo vedere dal seguente confronto, il bussolotto primitivo del 1987 era più piccolo a livello di dimensioni, il giallo era pastello e la finitura della plastica era semitrasparente. Si trattava praticamente di un duplicato del bussolotto simmetrico, al quale erano stati aggiunti gli incastri sopra e sotto.
Un’altra serie particolare è quella delle “Teeny Tapsi Törtels“, ovvero le nostre Tartallegre. Tutti i bussolotti dei personaggi sono gialli, un bussolotto in particolare, invece, è di colore rosso.
All’interno si poteva trovare il personaggio di Marino, ma mentre nella versione italiana e in quella europea il personaggio usciva insieme allo scoglio, in quella tedesca lo scoglio si poteva costruire proprio con la metà più lunga della capsula. All’interno del bussolotto c’era il trampolino che doveva essere inserito sull’incastro del bussolotto e questo diventava lo scoglio del personaggio. Si trattava quindi di un personaggio speciale e per questo motivo si decise di realizzare un bussolotto rosso.
Ovviamente questo bussolotto ha un grande valore, soprattutto se intero, per questo motivo girano anche dei bussolotti che in realtà non appartengono al personaggio di Marino, ma vengono spacciati per tali. All’apparenza sembrano identici, la finitura è sempre ruvida e opaca, ma in realtà uno è il bussolotto originale di Marino, l’altro non lo è. Per distinguerli ci sono vari metodi molto semplici. Il primo consiste nel guardare la lettera K marchiata all’interno, quella originale è più fina, meno “bold”. L’altro metodo consiste nel ruotare il bussolotto di 90° e vedere quello che succede. Se il bussolotto non si muove e rimane nella stessa posizione, allora è quello originale. Se invece il bussolotto ruota e ritorna alla posizione di partenza, allora non è quello originale.
Discorso a parte, invece, per i bussolotti gialli degli altri personaggi. Il bussolotto non era sempre lo stesso, a volte era marchiato “Ferrero 1988“, a volte solo “Ferrero“. Esiste però un bussolotto particolare di questa serie marchiato “Ferrero 1990” che è esattamente identico a quello di Marino. La finitura è sempre ruvida e opaca, il colore giallo limone e all’interno il marchio è identico, c’è una K + un numero sia nella metà corta della capsula sia nella metà più lunga. Tra i bussolotti gialli delle Tartallegre, questo è sicuramente quello più ricercato.
La cosa bella è che tra i bussolotti rossi di Marino ci sono anche delle varianti. Ciò che cambia è il marchio della metà più piccola della capsula. Nella versione più comune c’è il simbolo “CE“, in quella meno comune oltre al simbolo “CE” c’è anche il calice con la forchetta. Questa versione con il simbolo del food è molto più rara.
Un’altra cosa bella e divertente di questa serie è che molti personaggi uscivano sempre negli stessi bussolotti. Prendiamo ad esempio il personaggio di Colombo (“Kolumbus” nell’edizione tedesca) e quello di Flora (“Sir Winston” nell’ed. tedesca). Il bussolotto era proprio il già citato bussolotto marchiato “Ferrero 1990” con la K e il numero all’interno, esattamente come il bussolotto rosso di Marino. Ebbene, per questi personaggi il bussolotto era tendenzialmente sempre lo stesso. Ciò che cambiava era il numero che accompagnava la lettera K. Si possono trovare tutti i bussolotti da K 1 a K 12.
Passiamo agli altri bussolotti, questi bussolotti di Gnam Gnam (“Mampfi”) e Amadeus erano marchiati “Ferrero 1988”. Il bussolotto di Robinson era praticamente identico, quindi sempre semitrasparente, ma è marchiato solo “Ferrero” senza l’anno.
Un bussolotto particolare è quello di Calipso (“Flora”), anche questo è marchiato solo Ferrero, ma è molto particolare perché è diverso dagli altri, infatti è più squadrato, con gli angoli meno smussati rispetto ai bussolotti consueti.
Non sempre però il bussolotto era lo stesso per tutti i personaggi, ad esempio il personaggio di Amadeus si poteva trovare sia in un bussolotto con il marchio “Ferrero 1988”, sia in un bussolotto identico con il marchio “Ferrero” senza l’anno, esattamente come quello di Robinson che abbiamo visto prima.
Molti dei bussolotti delle Tartellegre si potevano trovare anche per altri personaggi di altre serie. Ad esempio la serie degli “Happy Hippos im Fitness-Fieber“, ovvero gli Happypotami, uscita l’anno prima condivide moltissimi bussolotti identici a quelli delle Tartallegre. Ad esempio il famoso bussolotto marchiato “Ferrero 1988” è lo stesso anche per alcuni personaggi degli Happypotami. Ma gli Happypotami avevano anche altri bussolotti marchiati “Ferrero 1988” di gialli diversi, dal pastello al limone, con finiture opache o trasparenti. Si poteva trovare anche il bussolotto più squadrato, con gli angoli meno smussati, identico a quello di Calipso (“Flora”). Solo che il bussolotto degli Happypotami ha il marchio “Ferrero 1988”, invece quello delle Tartallegre solo il marchio “Ferrero”.
Nonostante, quindi, entrambe queste serie siano state pubblicate una nel 1990 e l’altra nel 1991, era consuetudine trovare le figure nei bussolotti marchiati “Ferrero 1988”. La stessa cosa, anche se in forma più rara, capitava anche per alcuni personaggi della serie “Die Kroko-Schule“, ovvero i nostri Coccodritti, e per alcune serie successive. Tra gli Happypotami si poteva trovare anche il famoso bussolotto marchiato “Ferrero 1990” con la K più il numero. Lo stesso bussolotto si poteva trovare anche per la serie “Die ganz neuen Blumentopfzwerge“, ovvero la seconda serie degli Gnomburloni.
Rimanendo in tema, esistono delle capsule quasi identiche, sempre con il marchio K + un numero all’interno. All’esterno, però, la capsula non è più marchiata “Ferrero 1990” ma solo “Ferrero”. La finitura non è più completamente opaca, ma leggermente semitrasparente.
Con un pizzico di fortuna queste capsule si potevano trovare dal 1991 in poi, ad esempio per la serie “Die Badezimmerzwerge” (ovvero gli Gnomi al bagno) e per moltissime altre serie degli anni successivi: “Die Happy Hippos auf dem Traumschiff“, “Die Zunft der Zwerge“, “Die Crazy Crocos“, “Die Drolly Dinos“, “Bill Body der “Super” Sportler“, “Die Peppy Pingo Party“, “Die Dapsy Dinos“, “Top Ten Teddies“, “Hanny Bunny’s lustige Ski-Hasen” e, persino, “Typen zum Kugeln“, ovvero la versione tedesca dei nostri Svitatelli. Bisogna però fare due precisazioni: la prima è che comunemente questi personaggi si trovavano in altri tipi di bussolotti ed era quindi molto, molto raro trovare qualche figura nei bussolotti K; la seconda è che, andando avanti con gli anni, il marchio K si poteva trovare a volte solo nella metà piccola della capsula, a volte solo nella metà più grande. Si tratta quindi di capsule molto rare che dal 1991/1992 in poi si potevano trovare saltuariamente.
E poi c’è un’altra serie particolare, quella dei “Peppy Pingos“, perché i personaggi avevano un bussolotto color bianco, un bianco neve, un bianco candido.
Esattamente come i bussolotti italiani degli Happypotami e delle Tartallegre esistevano due varianti, una in plastica ruvida opaca più rara e una in plastica lucida più comune. Come ogni eccezione che conferma la regola, capitava saltuariamente di trovare i Peppy Pingos anche nei classici bussolotti gialli.
Da questo momento in poi i bussolotti tedeschi furono tutti gialli, un giallo chiaro, un giallo scuro, un giallo acceso, però tendenzialmente tutti i gialli.
Ma tornando a parlare di capsule rare, esistono dei bussolotti “test” molto rari, ricercati dai collezionisti, con quattro gambi all’interno per tenere ferme le sorpresine e proteggerle dall’urto. In questo caso all’interno c’erano dei quadretti da appendere in plastica trasparente che effettivamente con l’urto si potevano rompere o danneggiare.
Molti anni dopo tornarono poi i bussolotti senza incastri sopra e sotto, come quelli italiani. Ad esempio nel 2003 per la serie Cybertop il bussolotto era praticamente lo stesso, solo che in Italia era metà giallo e metà rosso, in Germania tutto giallo. La serie dei Paleoboys, invece, fu una serie ibrida perché si poteva trovare sia con i bussolotti tipicamente italiani, sia con i bussolotti tedeschi.
I bussolotti dei montabili
Passiamo ai bussolotti delle figure componibili. I bussolotti delle serie della seconda metà degli anni ’80 e inizio ’90 erano molto particolari perché erano colorati. Ad esempio, quello della Pantera Rosa era metà giallo e metà rosa, quello dei Puffi Puffissimi era metà giallo e metà azzurro, quello della Banda Disney era metà arancione o giallo e metà rosso, quello di Asterix era metà verde e metà rosso aranciato, quello di Bugs Bunny era tutto rosso, invece quello di Braccio di Ferro era tutto fucsia.
Dalla serie di Tom e Jerry in poi i bussolotti furono tutti del solito giallo aranciato, ma in alcune nazioni i bussolotti erano sempre di colore diverso, come ad esempio per la serie dell’Orso Yoghi, uscita nel 1995. Il primo è il bussolotto giallo tendente all’arancio, uscito in Italia e in altri paesi, poi c’è il bussolotto rosso uscito in America, ad esempio in Brasile, poi c’è il bussolotto turchese uscito solo in alcune zone come ad esempio l’Irlanda, e infine il classico bussolotto tedesco, ovviamente uscito in Germania con una cartina della serie realizzata ex novo.
Le confezioni degli ovetti
Le bellissime confezioni da 3 o 6 ovetti delle serie principali erano solitamente riservate ai supermercati. Le scatoline da 3 ovetti erano classiche confezioni rettangolari, mentre quelle da 6 erano veri e propri scenari in cartone che potevano essere utilizzati come casette-gioco per le sorpresine.
Di solito per i bar e per le pasticcerie c’era l’espositore da 72 ovetti singoli.
Inizialmente nelle scatoline da 3 ovetti di Happypotami e Tartallegre si poteva trovare 1 sorpresa su 3, questo significava che in ogni confezione era molto alta, se non quasi certa, la possibilità di trovare almeno una figura principale. Ovviamente capitava anche di trovarne 2, i bambini veramente fortunati potevano trovarne addirittura 3 su 3, ma si trattava ovviamente di casi sporadici. Poi, con i Coccodritti, la probabilità di trovare una figura principale divenne 1 sorpresa su 5. Da questo momento in poi poteva capitare quindi di comprare confezioni da 3 ovetti e trovare solo sorprese componibili.
La bellissima confezione da 6 ovetti dei Fantasmini era la riproduzione di un castello infestato dai fantasmi. Una volta tolti gli ovetti si poteva giocare con tutti i personaggi e farli muovere all’interno del castello. In queste confezioni si potevano trovare 2 figure principali. Per i Miaogizi fu realizzata, invece, una confezione a forma di piramide, per i Sir Condor un castello medievale. Fa un certo effetto vedere il prezzo in lire, che in questo caso era di 6000 lire. Per i Castorcin fu realizzata una pagoda, il tipico edificio cinese. Da questo momento in poi si poteva trovare solo 1 figura principale.
Un’altra confezione molto bella e particolare è sicuramente l’astronave degli Stralunati. Gli Stralunati erano degli alieni che arrivavano dallo spazio e quindi la confezione non poteva essere nient’altro che un’astronave. Andiamo avanti con il bellissimo veliero dei Los Pappagalos, si trattava proprio del tipico veliero dei pirati. Per i Vampirelli fu realizzato un altro bellissimo e tenebroso castello. Nel 2001 tornarono i Fantasmini ai Grandi Magazzini e quindi la confezione da 6 ovetti era la riproduzione di un centro commerciale. In questo caso, dal momento che era appena entrato in vigore l’euro, c’era il doppio pezzo, quindi 3,67 € e 7100 lire. Fu un’idea vincente perché nacque una serie divertente, colorata, allegra e di conseguenza anche la riproduzione del centro commerciale fu un’idea molto spiritosa e di successo. Con la nascita del Kinder Merendero (“Kinder Joy” negli altri paesi), le confezioni da 6 ovetti furono utilizzate anche per questo prodotto, come ad esempio per la confezione francese degli Aquashow, che rappresenta uno yacht. Inizialmente il Kinder Merendero era veduto solo d’estate, ma dopo qualche anno divenne un prodotto commercializzato durante tutti i mesi dell’anno.
Le uova di Pasqua Kinder Gransorpresa
Un capitolo a parte meritano le bellissime maxi sorprese delle uova di Pasqua. La particolarità sta nel fatto che molte sorprese riprendevano i personaggi che uscivano all’interno degli ovetti. Siamo nel 1990 e Ferrero aveva appena lanciato il suo Kinder Gransorpresa, ovvero l’ovetto Kinder in versione maxi da pubblicare come uovo di Pasqua.
Negli ultimi frame dello spot televisivo si potevano vedere le maxi sorprese in uscita, che erano a tema Disney. Nello specifico, per la serie di lancio del Kinder Gransorpresa, furono riprodotti i personaggi della serie tedesca “Donalds flotte Familie” (tradotto “La vivace famiglia di Paperino”) del 1987 e ad ognuno di essi fu abbinato un veicolo differente.
Al personaggio di Paperino con la fisarmonica (“Donald Duck mit Akkordeon”), ad esempio, fu abbinata la barca, alla figura di Nonna Papera con la torta (“Oma Duck mit Kuchen”) fu abbinata l’automobile, ai personaggi di Qui, Quo e Qua (“Tick”, “Trick mit Korb” e “Track”, che nella serie tedesca erano tre personaggi differenti) fu abbinata la barchetta, alla figura di Zio Paperone (“Dagobert Duck”) fu abbinato l’aeroplano, al personaggio di Archimede (“Daniel Düsentrieb”) fu abbinata la locomotiva e, infine, al personaggio di Paperino che balla (“Donald Duck tanzt”) fu abbinata un’altra macchinina. Nella serie tedesca del 1987 la figura di Qui usciva assieme ad un cestino (“Trick mit Korb”), nella serie italiana del Kinder Gransorpresa il cestino fu eliminato. Questi veicoli avevano degli ingranaggi che ne permettevano il movimento e gli abbinamenti tra figura e veicolo non erano casuali, ma riprendevano i consueti abbinamenti approvati dalla Disney che troviamo in molte storie di Paperino. La particolarità sta nel fatto che tutte le sorprese uscivano in doppia versione, con colori differenti e inversi tra loro.
Oltre ai veicoli si potevano trovare anche quattro peluche, ovvero Topolino (“Micky Maus”), Minni (Topolina/Minnie, in tedesco “Minnie Maus”), Pluto e Pippo (“Goofy”).
Il maxi bussolotto in cui era contenuta la sorpresa era solitamente giallo, ruvido e opaco. All’interno c’era la sorpresa da montare con la cartina della serie e sul retro della cartina c’era un simpatico fumetto abbinato alla sorpresa (per ogni sorpresa fu ideato ovviamente un fumetto differente).
Era presente anche una piccola cartina di montaggio con le istruzioni per assemblare il veicolo. Sul retro c’erano le avvertenze in tutte le lingue e poi la sorpresina sigillata in una bustina trasparente con le informazioni sulla produzione stampate sulla plastica. Questa serie è sicuramente una delle più rare e ricercate dai collezionisti.
Arriviamo poi all’anno successivo, il 1991. Lo spot televisivo era identico, fu quindi riciclato il promo dell’anno precedente, al quale furono cambiate solamente le scene finali. Al termine dello spot, infatti, i frame mostravano le maxi sorprese in uscita: i Puffi. La scena finale della bambina che nello spot dell’anno prima teneva in mano il peluche di Minni, fu sostituita con una scena della stessa bambina che tiene in mano una barca.
In questo caso i personaggi erano esattamente alcune figure della serie tedesca “Olympiade der Schlümpfe” (tradotto “Olimpiadi dei Puffi”), uscita nel 1984. Anche in questo caso le miniature furono ovviamente riprodotte e ridipinte per l’occasione. Per la serie italiana del Kinder Gransorpresa (uscita anche in altre zone d’Europa) furono scelte le figure più ricercate della relativa serie tedesca, ovvero la Puffetta con la corda (“Hüpfschlumpfinchen mit Seil”), il Puffo con i trampoli (“Stelzenschlumpf”) e il Puffo con l’uovo sul cucchiaio (“Eierlaufschlumpf”), ma furono tolti tutti gli accessori.
Le figure quindi uscirono senza i relativi accessori e ad esse fu abbinato un funghetto, un mulino, un aereo, una mongolfiera e un’automobile.
Il maxi bussolotto era identico a quello della serie Disney dell’anno precedente, quindi sempre giallo, ruvido e opaco, tranne che per il marchio interno. Internamente, infatti, la capsula era marchiata “GIODI“, ovvero un marchio dell’azienda Scame Mastaf S.p.A., che in quel periodo produceva molte sorprese in plastica per conto di Ferrero, sia le sorprese maxi delle uova di Pasqua sia quelle più piccole degli ovetti classici.
All’interno c’erano l’eventuale foglietto con gli adesivi da incollare sulla sorpresa e la maxi cartina. La cartina aveva sul retro le istruzioni per montare il giocattolo e ovviamente le avvertenze in tutte le lingue principali, sul fronte aveva tutte le sorprese della collezione, bensì un simpatico fumetto dedicato proprio alla serie dei Puffi. In questo caso il personaggio non era sigillato, ma era sfuso ed era accompagnato da un’altra piccola cartina bianca con la scritta “IL PUFFO È: © PEYO” e le stesse indicazioni sulla produzione che solitamente venivano riportate sulle bustine trasparenti in cui erano sigillati i personaggi.
Negli anni successivi furono lanciate serie principali con sorprese create ad hoc, ad esempio i Looney Tunes, Tom e Jerry, Snoopy, l’Orso Yoghi. Ma tra di esse si potevano trovare altre maxi sorprese che riprendevano i dipinti a mano degli ovetti. Una di esse è la scuola dei Coccodritti che usciva con due personaggi, Prof. Giotto Panciotto e Lallo Intervallo. La scuola si poteva aprire e si poteva giocare con i personaggi inserendoli all’interno.
In questo caso il maxi bussolotto era rosso e i personaggi tornarono ad essere sigillati, esattamente come i personaggi della serie Disney del 1990.
Insieme alla scuola uscì anche la barca, un veicolo ricorrente in moltissime maxi sorprese. In questo caso i personaggi che si potevano trovare erano Rosa Vanitosa e Gin Ginnastica. Anche in questo caso i personaggi erano sempre sigillati.
Molto simpatico è anche l’igloo dei PinguiBeach con il tavolino che usciva con il personaggio di Lella Bibitella. L’igloo era un bar-gelateria e anche questo si poteva aprire per far giocare i personaggi all’interno. Completavano la collezione la piscina con Nuccio Grantuffo e Luisella Tintarella e la barca con Clemente Salvagente.
Stessa cosa anche per il palazzo degli Squalìbabà, che usciva con due personaggi: Gransultan e Squalì Mamì. Era ovviamente a tema “Mille e una notte” e anche questo palazzo si poteva aprire, come i precedenti, per far giocare i personaggi. Molti anni dopo in America uscì una variante molto rara di questo palazzo, con colori e personaggi differenti: Sospir d’Ahmur e Omar Teador. La stessa cosa per la barca dei Coccodritti, che uscì in una nuova versione dedicata agli Squalìbabà assieme al personaggio di Hal el Guardian.
I maxi bussolotti erano sempre rossi o gialli e i personaggi erano sigillati nella consueta bustina trasparente con, solitamente ma non sempre, le indicazioni sulla produzione.
Ci furono anche delle maxi sorprese dedicate ai personaggi della saga degli Gnomburloni, come una casetta dedicata agli Gnomi al bagno e un’altra casetta dedicata agli Gnomi Artigiani.
Ma come si fa a distinguere i personaggi italiani usciti all’interno delle uova di Pasqua da quelli tedeschi usciti negli anni precedenti? Come abbiamo detto, infatti, i personaggi destinati alle uova di Pasqua italiane sono stati riprodotti e ridipinti. Apparentemente le miniature sembrano identiche, ma c’è un metodo molto semplice per distinguerle per il quale occorre la lampada di Wood, la cosiddetta “luce blu”. La lampada di Wood viene impiegata per illuminare materiali su cui una radiazione ultravioletta induce effetti di fluorescenza e fosforescenza. Anche in filatelia, ad esempio, viene utilizzata per verificare il tipo di carta dei francobolli e distinguere le varie emissioni a seconda della loro fluorescenza. Se mettiamo, infatti, la miniatura tedesca dei Puffi e quella italiana sotto la luce blu possiamo vedere che il personaggio tedesco non si illumina, mentre il personaggio italiano riflette la luce e si illumina proprio di blu.
Stessa cosa, ovviamente, anche per le miniature di Paperino. Il personaggio a destra, che è quello italiano, si colora sempre di blu.
Edizioni e varianti: quanto valgono le sorpresine?
Tra i nostalgici e i collezionisti solitamente una delle domande che si sente più spesso è: quanto valgono le sorpresine? C’è da dire innanzitutto che nel corso degli anni sono state pubblicate decine e decine di cataloghi, la maggior parte negli anni ’90 e inizio 2000, una piccola parte ancora oggi.
Nei cataloghi degli anni ’90 i personaggi avevano un certo valore, ma nel corso degli anni questi prezzi sono cambiati notevolmente, perché col tempo e con l’avvento di internet molti pezzi hanno ridimensionato la propria rarità. Negli anni ’90 la vendita e lo scambio delle sorpresine erano circoscritti alle fiere, ai mercatini e ai negozietti specializzati. Poi con l’arrivo del grande web e, soprattutto, con la nascita dei siti di annunci, di eBay e dei vari marketplace, sono spuntati in vendita milioni di pezzi e quindi, di conseguenza, le sorpresine sono diventate più popolari. Se un giorno mi sveglio e voglio recuperare la serie delle Tartallegre perché mi ricorda quando ero piccolo, mi basta andare su eBay e in cinque minuti la compro. Un tempo bisognava aspettare le fiere e i mercatini, oggi la grande offerta di internet ci permette di trovare tutto e subito a prezzi abbordabili.
Ma c’è un “ma”. Questo discorso, infatti, vale per le sorpresine standard, non vale per le varianti e per le edizioni particolari. Ma che cos’è una variante? Le varianti sono il pane quotidiano dei collezionisti che, insieme ai diorami e a quel materiale più o meno raro, possono diventare veramente introvabili e sfiorare dei prezzi molto alti. Nel mondo del collezionismo ogni volta che viene trovata una versione differente di un personaggio si tende frettolosamente e spesso erroneamente a definirla come variante. Ma la variante è un sottotipo di una diversificazione ben più ampia, che è quella tra le varie edizioni di un determinato personaggio. L’edizione deve essere il primo criterio di catalogazione tra i collezionisti, perché si tratta della variazione più evidente, per poi passare alle varianti che spesso sono soggette a interpretazioni dubbie e meno chiare. Una stessa serie, infatti, poteva essere pubblicata da Ferrero in più nazioni e soprattutto in anni differenti, di conseguenza la serie di anno in anno veniva riprodotta e ridipinta. Questo poteva comportare volontariamente e involontariamente delle differenze di colorazione tra i personaggi, ma anche delle differenze tra gli stampi, favorendo quindi l’immissione sul mercato di diverse edizioni della stessa serie. Nel 90% dei casi la prima regola per distinguere un’edizione da un’altra è quella di verificare il marchio stampato sul personaggio. Spesso il marchio si trova sotto i piedi oppure dietro la schiena. Quando, invece, all’interno della stessa edizione ci sono due personaggi che hanno lo stesso identico marchio, ma magari presentano una differenza di colorazione, in quel caso si può parlare di variante. L’edizione, quindi, è una macro divisione tra le varie versioni di una sorpresina. La variante invece è un sottotipo di diversificazione tra le sorpresine di una stessa edizione. Ovviamente a parole questo è un po’ difficile da comprendere, però si tratta di un elemento fondamentale per comprendere la rarità e il valore di un determinato pezzo. Prendiamo ad esempio le tre edizioni del personaggio di Calipso (“Flora” nell’edizione tedesca, “Tortue Flora” in quella francese), apparentemente sembra la stessa miniatura, ma in realtà sono tre edizioni differenti, pubblicate in anni diversi e in nazioni diverse. La prima è marchiata © FERRERO 1991, la seconda è marchiata © FERRERO + una lettera (in questo caso la lettera H), la terza invece è marchiata © FERRERO 1993 + una lettera (nel caso di Calipso sempre la lettera H).
Quindi, anche se apparentemente sembrano simili, perché il colore della tartaruga è lo stesso, è verde, il fiore è sempre rosso e arancione, i fiorellini della collana sono sempre bianchi e rossi, si tratta di tre edizioni differenti e questo si può comprendere solo grazie al marchio che ne identifica la rarità e il valore. Però non è sempre necessario ricorrere al marchio, molto spesso tra le varie edizioni oltre al marchio cambia anche un elemento della sorpresina. Questo ad esempio è palese nel personaggio Pinco Pagella (“Tommy Tadel” nell’edizione tedesca, “Crocozero” nelle altre edizioni) dei Coccodritti. La miniatura esiste in parecchie edizioni differenti, tuttavia le edizioni principali sono tre, che apparentemente sembrano simili, ma se giriamo il personaggio notiamo che c’è la pagella: la prima è scritta in tedesco, la seconda in italiano e la terza invece è neutra, ovvero senza la scritta pagella, realizzata per la pubblicazione della serie nel resto del mondo.
Ci sono poi delle volte in cui non cambia il marchio, soprattutto nei personaggi di fine anni ’90, quando il marchio era sempre lo stesso anche per le edizioni pubblicate negli altri paesi. Ciò che aiuta a identificare un’edizione rispetto a un’altra è un elemento della sorpresina. Prendiamo ad esempio Karl Dietescu dei Vampirelli, il personaggio ha un cartello con la scritta “Sono in dieta!”. La scritta è stata tradotta in tutte le lingue in cui è stata commercializzata la sorpresina: “Sono in dieta!” per l’edizione italiana, “Huelga de hambre” per l’edizione spagnola, “Je suis au régime!” per l’edizione francese, “Dieta” per l’edizione dell’Europa dell’Est e “Dieting” per l’edizione inglese. Inoltre nell’edizione francese e in quella spagnola cambia anche la colorazione del personaggio, che passa da un viola metallizzato a un viola opaco.
Esattamente come per i Vampirelli, quando non cambia il marchio possono esserci alcuni elementi con una colorazione differente, ad esempio nella serie “Luna Park” cambia il colore del nastro del cappello: nell’edizione tedesca è rosso, nell’edizione italiana è giallo, nell’edizione francese è blu. Inoltre nel personaggio di Emilio Portauova, che tiene in mano un cesto di ovetti Kinder, cambia anche la dicitura dell’uovo: “Kinder Überraschung” per l’edizione tedesca, “Kinder Sorpresa” per quella italiana e “Kinder Surprise” per quella francese.
A volte, poi, ci sono anche dei casi straordinari in cui non cambia solo la colorazione dei personaggi, ma cambia anche un elemento nello stampo della sorpresina stessa. Prendiamo ad esempio Galaxina & Alf Green degli Stralunati, è la stessa coppia di personaggi pubblicata sia nell’edizione italiana che in quella tedesca. Nell’edizione italiana il personaggio di Alf Green tiene in mano un carciofo da dare in dono a Galaxina come fosse un mazzo di fiori, mentre nell’edizione tedesca tiene in mano un cactus. Quindi oltre alla colorazione, che è differente, cambia anche un elemento nello stampo del personaggio.
Ci sono poi dei personaggi in cui non cambia un elemento, ma cambia buona parte della struttura del personaggio stesso. Ad esempio Greta Zellularen degli Orsetten, nella versione italiana il personaggio è in mare e sta al cellulare, mentre nella versione tedesca il personaggio sta sulla spiaggia con un ombrellino da sole.
Esistono poi delle versioni speciali di alcuni personaggi, ad esempio Ilic Vegetariosky sempre dei Vampirelli. La prima versione è quella pubblicata nella serie standard, quindi con il colore viola metallizzato, la seconda è quella pubblicata in Francia e in Spagna, quindi con il color viola opaco, e poi esistono altre due edizioni di questo personaggio, pubblicate in uno speciale Halloween: una in blu carta da zucchero con la zucca e gli elementi di colore arancione, l’altra invece in verde con la zucca gialla. Queste due edizioni sono molto rare.
Esistono altre edizioni speciali di altri personaggi, ad esempio Calipso delle Tartallegre. La versione originale, come abbiamo detto, è in verde scuro col fiore rosso, esistono poi una versione pubblicata nel Kinder Merendero nel 2003 in verde acceso, quasi evidenziatore, con il fiore bianco, e un’altra edizione pubblicata nel 2012 per festeggiare il ventennale delle Tartallegre. In questo caso lo stampo è completamente differente rispetto a quello originale, nonostante il concept del personaggio sia rimasto lo stesso. C’è poi una versione test prodotta, ma mai commercializzata, per la seconda serie “Tartallegre alle Hawaii” rimasta purtroppo nel cassetto, in cui Calipso non tiene in mano il fiore, ma un cappello di paglia.
Veniamo poi alle varianti. Quando un personaggio all’interno della stessa edizione ha un elemento differente, allora è una variante di quel personaggio. Ad esempio Marina Surfina della serie PinguiBeach esiste in due versioni differenti: la prima con il surf tutto verde e le impronte non dipinte, la seconda, invece, con impronte bianche dipinte.
Stessa cosa anche per il personaggio Berto Tremor dei Fantasmini. Una versione ha le gambe interne della poltrona non dipinte, quindi arancioni, la variante ha invece le gambe dipinte, quindi in blu.
Un’altra variante è quella del personaggio Miciolangelo dei Miaogizi: in una versione c’è uno scalino all’interno della scultura, nell’altra lo scalino non c’è.
Per comprendere l’esistenza di una variante, quindi, bisogna fare attenzione alla colorazione oppure a un elemento che cambia. Molto spesso però bisogna stare attenti alle versioni rovinate delle varie miniature. Spesso, infatti, ci sono delle versioni scolorite o rovinate che vengono scambiate per varianti. Prendiamo sempre Marina Surfina dei PinguiBeach. Nel confronto seguente la versione a sinistra è quella originale che ha il body di un bel colore rosa scuro, quella a destra è un’altra versione che ha il body color rosa chiaro con le stelle lilla. La versione a destra sembrerebbe quindi una variante, in realtà è una versione scolorita di quel personaggio, perché è probabilmente stata esposta troppo al sole o alla luce. Infatti se giriamo il personaggio il body torna rosa scuro, come nell’originale. Questo significa che il fronte del personaggio è stato troppo esposto al sole e quindi si è scolorito, il retro invece è rimasto in ombra e ha mantenuto il colore originale.
Questa versione ovviamente non ha alcun valore perché non è una vera variante. Per essere tali le varianti devono essere certificate e catalogate, devono esistere più pezzi, più copie di quella variante. Spesso, se ne esiste solo una, tutto fa pensare a un difetto di pittura, non a una variante vera e propria. Anche il difetto di pittura ovviamente ha un valore perché è originale ed è esattamente così come è stato prodotto, ma non costituisce una vera e propria variante di quel determinato personaggio. Ad esempio Susi Dai degli Happypotami aveva spesso dei difetti di pittura. Nella versione originaria tutti gli elementi sono dipinti, comprese le palpebre e le unghie dei piedi. Ma poteva capitare di trovare difetti di pittura con le unghie non dipinte. Un altro difetto di pittura caratterizzava il fiore che il personaggio ha in testa. Capitava a volte di trovare un difetto di pittura con l’interno del fiore arancione, non dipinto.
Tra edizioni, varianti, difetti di pittura, sicuramente la serie degli Happypotami è quella che ha più variazioni nella storia del Kinder Sorpresa, perché la serie è stata prodotta più volte in più nazioni nel corso degli anni dal ’90 al ’97. Di conseguenza ci sono diverse colorazioni, diversi marchi e diverse edizioni. In particolare, il personaggio di Susi Dai vanta circa 40 varianti, se non di più. Per approfondire rimando agli articoli I simpatici Happypotami e Susi Dai (Susi Sonnenschein).
Modelli, disegni tecnici e brevetti
Questo è uno dei capitoli più affascinanti e intriganti per i collezionisti 3.0, quelli più avanzati, perché parliamo di modelli, brevetti e prototipi. E si sa che al collezionista 3.0 queste sono le cose che fanno più gola, perché non parliamo solo di rarità, ma a volte di veri e propri pezzi unici. Ferrero, ovviamente, ha sempre depositato annualmente all’Ufficio Marchi e Brevetti le proprie sorpresine, in modo da proteggersi dai plagi e garantirsi il diritto esclusivo di sfruttamento delle proprie invenzioni. Per fare questo occorreva depositare fotografie e disegni tecnici che descrivessero visivamente ogni sorpresa a 360 gradi.
Spesso il personaggio pubblicato coincide con il suo modello, ma per problemi di urgenze e tempistiche capitava a volte di depositare fotografie di figure test o prototipi differenti dalle sorpresine messe effettivamente in commercio, oppure figure aggiuntive a quelle conosciute.
Un modello è una costruzione che riproduce, di solito in scala ridotta, le forme esatte e le caratteristiche di un’opera in fase di progettazione a scopo illustrativo e sperimentale. Della serie delle Ranoplà, ad esempio, le figure pubblicate nel 1993 furono 12, ma in realtà i modelli prodotti sono stati 14. Esistono, infatti, altre due Ranoplà inedite e mai pubblicate. La prima è una meravigliosa Ranoplà sulla slitta con la sciarpa come i personaggi di Bobby Bob, Pupo, Pupazzolo e Fred Freddoloso.
La seconda è un’altra stupenda Ranoplà che abbraccia la borsa dell’acqua calda. Questa Ranoplà inedita è geniale ed è un vero peccato che non sia stata pubblicata. Ha in testa il cappellino da notte decorato a pois, come il vestito di Patty Ruzzolona.
Passiamo ai PinguiBeach. In questo caso il modellino su cui mettere l’accento è quello di Salvatore Animatore. Se prendiamo la figura pubblicata notiamo che, a differenza della miniatura messa in commercio, il modello ha la scritta G.D. sulla maglia, abbreviazione di “guard”, ovvero bagnino, guardaspiaggia.
Ma ancora più clamorosi sono i modelli della serie Los Pappagalos. Come possiamo vedere dalle fotografie depositate, i modelli originali non erano di colore azzurro, bensì di colore verde, il classico colore verde dei pappagalli. Oltre al colore di base, nei modelli cambiano anche altri particolari, alcuni sono impercettibili, altri invece sono più evidenti, come ad esempio la bomboletta del personaggio Jack O’ Tarl che oltre alla scritta “TARLO STOP” aveva anche un disegno colorato.
Passiamo ai Miaogizi. Qui le variazioni sono nei particolari, la variazione più evidente è il contorno occhi di tutti i modelli che è dipinto di nero. Ma ci sono anche altre caratteristiche differenti, come le vesti e gli ornamenti di carattere egizio. Nel caso di Tutanmangion I° cambia anche il trono dorato del faraone che all’interno è dipinto di turchese. Anche nella figura di Topis e Miceth si notano il contorno occhi in nero e la trama del vestiario a righe che è stata poi sostituita da una tinta unita.
Particolare è anche la scultura di Miciolangelo che ha le pupille dipinte di nero, oppure il sarcofago di Mummiao Lisket che oltre alla costante trama a righe delle decorazioni, ha anche il pesce di colore differente. Il personaggio all’interno del sarcofago è simile, tranne i contorni dipinti di nero che sono sempre molto evidenti.
Nei Balenotti la differenza principale tra i modelli e le figure commercializzate è il soffio (il getto che esce dallo sfiatatoio dei cetacei), che nei modelli è più piccolo e dipinto di bianco. Ci sono poi ovviamente altre variazioni, ad esempio il modello di Marino Monello tiene in mano il libro di latino e non quello di inglese. Differente è anche il flauto di Pifferella oppure la cavallina di Nuccio Cavalluccio, sempre realizzata con effetto legno. Nel personaggio di Prof. Cesira & Granchiotipungo cambia il colore dei capelli della professoressa, che sono castani e non biondi. Cambiano anche l’espressione degli occhi e la posizione delle mani. Questo spiega il perché questo personaggio sia stato sempre pubblicizzato con i capelli castani, compresa la figura riportata sulla cartina della serie.
Nelle SuperGiraffe cambiano alcuni particolari, soprattutto a livello di colorazione. In Nik Supersonik cambia anche il razzo del modello che non è rosso ma argentato tendente al lilla metallizzato. Anche nei Sir Condor cambiano alcune tinte, ad esempio il salame di Guidon della Mannaia e il cavalluccio di Lancillotto Cucciolotto, che nel modello è metà in ferro e metà in legno.
Prototipi e serie inedite
Ma veniamo al paragrafo più bollente, quello veramente hot, che fa battere il cuore ad ogni collezionista: le serie inedite e mai pubblicate, quelle che bramerebbe ogni cultore, ogni appassionato. Siamo nel 1994 e dopo le serie tutte italiane Ranoplà, LeoVenturas, PandaParty e PinguiBeach Ferrero vuole fermamente proseguire la produzione di sorpresine originali non prese in prestito dal mercato tedesco. Viene prodotta quindi una serie di Elefantini da pubblicare a gennaio 1995, esattamente dopo i PinguiBeach e prima degli Squalìbabà, che usciranno poi a settembre dello stesso anno.
Il concept vede una serie di elefantini ambientati in uno show televisivo, c’è l’elefantino bodyguard, c’è la miss-reginetta, c’è lo showman, c’è la soubrette. Il colore di base per tutti è un grigio tendente al lilla, con i vestiti in cui la tinta predominante è il giallo.
Ognuna di queste sorpresine ha il marchio sotto i piedi e l’identificativo è proprio © Ferrero 1995.
C’è poi la band composta da quattro figure, ovvero la cantante, il tastierista, il sassofonista e il tamburino. Tutti e quattro hanno dietro la schiena un adesivo con la scritta “band”.
Il perché lo dirò successivamente, forse in un altro articolo, ma all’improvviso ci fu un cambio di rotta, gli elefantini furono chiusi nel cassetto e all’ultimo momento, in una situazione di emergenza, Ferrero pensò di cambiare direzione, decidendo di prendere una serie tedesca e di localizzarla adattandola in italiano, è per questo motivo che a gennaio 1995 negli ovetti non abbiamo trovato questi Elefantini, bensì i Coccobulli, versione in italiano della serie tedesca “Die Crazy Crocos” del 1993. In tutta fretta cambiò poi l’autore, nonché disegnatore, delle sorpresine e fu così che nacquero gli Squalìbabà. Ma di questo forse parlerò, anzi parleremo (io e un’altra persona, la persona chiave) più avanti.
Figure test
Non solo serie inedite per il mercato italiano, Ferrero pensò di fare anche l’inverso e localizzare per il pubblico di bambini tedeschi una delle nostre serie tutte italiane. Questa idea nacque con gli Squalìbabà, che in Italia avevano avuto un successo enorme. Fu prodotta una versione alternativa di tutte le figure, con una colorazione differente sia degli accessori che dei personaggi stessi.
Nel personaggio test di Nahas Kondin, ad esempio, il vaso qui è marrone, invece il vaso del personaggio che tutti conosciamo è giallo. O ancora nella figura test di Squalì Mamì la fascia che tiene il bebè è di colore lilla, quella italiana invece è di colore arancione. Nella versione test manca anche la coroncina dorata che è sempre dipinta di lilla. Oppure il personaggio di Gegè Narghilè. Nella versione test il narghilè è di colore marrone e argento, nella versione pubblicata il narghilè è tutto color bronzo antico. Anche qui alla fine ci fu un cambio di rotta, questa serie test è rimasta nel cassetto e non ha mai visto la luce.
Le tavolozze con colori e fasi di montaggio
Ecco un altro paragrafo che scotta, quello riservato alle tavolozze con le istruzioni sul processo di colorazione e con le fasi di montaggio. Dopo la realizzazione tutta italiana (o viceversa tedesca) del concept e dei prototipi delle sorpresine, la produzione industriale veniva affidata ad aziende cinesi. Agli addetti ai lavori veniva fornita una tavolozza, ovviamente scritta in cinese, con le istruzioni sulla realizzazione della figura definitiva, dall’assemblaggio delle singole parti del corpo che compongono poi il pezzo finito, alle indicazioni sulla stesura dei colori.
Prendiamo ad esempio la tavolozza del personaggio di Incant el Serp, sempre degli Squalìbabà. Nella fase 1 e 2, ad esempio, troviamo tre singole parti che vanno poi montate e incollate tra loro per formare il pezzo finale, che troviamo alla fase numero 5.
Nella fase 3, infatti, c’è ancora un montaggio parziale. Iniziano poi le istruzioni sulla colorazione. Nella fase 6 viene predisposta la stesura del colore di base, il blu, con un cartoncino che indica il colore da utilizzare. Nella fase 7 troviamo un secondo passaggio del colore di base, nella fase 8 il celeste da utilizzare per il muso e per la pancia dello squalo, nella fase 9 il bianco del cappello, nella fase 10 il rosso sempre del cappello, nella fase 11 il marrone del flauto, nella fase 12 il nero del contorno occhi. Infinite nella fase 13 viene presentato il pezzo finale, completamente e correttamente colorato. Queste tavolozze sono pezzi unici e probabilmente, insieme alle serie inedite e alle figure test, uno dei sogni proibiti di ogni collezionista.
Controllo qualità e figure scartate
Ferrero negli anni ’90 era solita a realizzare continuamente indagini di mercato per testare il gradimento del pubblico. Un’azienda come Ferrero non avrebbe mai messo nel mercato una serie senza testarne il gradimento, a volte queste indagini consistevano nel mostrare ai bambini due serie diverse per poi raccogliere le loro preferenze, oppure venivano mostrati gli stessi personaggi ma con pose o colorazioni differenti. Questo avveniva molto tempo prima che la serie fosse immessa nel mercato, in modo da essere sicuri di pubblicare la serie con il gradimento più alto. Inoltre veniva effettuato anche il controllo qualità. Ovviamente questo controllo veniva fatto su delle sorprese random, perché per ogni serie erano prodotti milioni di miniature e sarebbe stato impossibile controllarle tutte una ad una. Dal ritorno dalla Cina, infatti, veniva raccolta una piccola percentuale di sorpresine destinata proprio a questo tipo di ispezione. Nella provincia torinese, dove Ferrero agiva principalmente, c’erano delle signore casalinghe che stavano a casa e ad esse veniva affidato il controllo di questi lotti casuali di sorpresine. Le signore esaminavano le figure e le etichettavano in modo da fornire a Ferrero una statistica di quante sorpresine fossero sane e di quante fossero invece rotte, mal dipinte o presentassero difetti di qualunque tipo. Le sorpresine usate per il controllo qualità ovviamente non erano più messe in commercio, ma venivano smaltite.
Plagi
Molto interessante è anche la questione dei dei plagi. Come abbiamo già detto nel paragrafo dei Modelli, disegni tecnici e brevetti, Ferrero era solita a tutelarsi dai plagi depositando marchi e brevetti. Ma questo a quanto pare non è bastato perché molte delle sue figure più famose sono state plagiate sia in Italia che all’estero. Questa, ad esempio, è una serie di coccodrilli prodotta e pubblicata da un’altra azienda. Il personaggio principali non vi ricorda qualcuno?
Eh sì, è proprio lui, il nostro caro Prof. Giotto Panciotto dei Coccodritti. È praticamente identico e fa parte di una serie di sei coccodrilli ritratti in varie posizioni e ambientazioni dal titolo “Crocodile“.
Come possiamo vedere dal confronto, le due figure sono identiche, cambia giusto qualche sfumatura di colore e cambia anche la dimensione della figura plagio che è leggermente più piccola rispetto a quella originale Ferrero. Ovviamente il Giotto Panciotto originale ha il marchio Ferrero sotto i piedi, mentre la figura plagio non ha nessun marchio, ma anche se sulla figura non è riportato il marchio sul retro della cartina ci sono le solite avvertenze con le indicazioni sull’azienda che ha “ideato” (tra virgolette ovviamente) e prodotto questi personaggi.
Il concept degli altri personaggi riprende la fisionomia di Prof. Giotto Panciotto in maniera più grossolana e imperfetta rispetto al plagio che è praticamente un duplicato dell’originale. C’è il coccodrillo con la palla, quello che fa boxe, quello che trivella, quello al telefono (che è un po’ più simile al concept originale) e quello sdraiato a terra.
I gadget pubblicitari di Topolino
Per promuovere le nuove serie in uscita Ferrero utilizzava anche le riviste e i periodici dedicati ai bambini come canale pubblicitario e promozionale e il canale preferito per promuovere le sorpresine erano i fumetti di Topolino.
Spesso all’interno si potevano trovare delle pagine pubblicitarie in cui veniva presentata la nuova sera in uscita. A volte c’erano anche delle rubriche dedicate ai bambini collezionisti che potevano essere utilizzate per scambiare le sorpresine e completare le collezioni con le sorpresine mancanti.
Ma quasi sempre, oltre alle pagine pubblicitarie, si poteva trovare in allegato una delle miniature della serie che stava per uscire. Ad esempio il Topolino del 16 Febbraio 1992 fu utilizzato per veicolare la promozione delle Tartallegre. Oltre alla sorpresina in allegato, sul retro si poteva trovare anche un depliant pubblicitario dedicato alla serie, al cui interno ci sono 10 adesivi con tutti i personaggi delle Tartallegre.
Le Tartallegre che si potevano trovare come gadget erano tre: Gnam Gnam, Batida oppure Flora, ovviamente sigillate nella consueta bustina trasparente.
Questi tre personaggi erano stati anche preannunciati in uno dei numeri precedenti di Topolino, con una pagina pubblicitaria che annunciava la possibilità di trovare una di queste tre Tartallegre tra i 10 personaggi che componevano la serie.
Il Topolino del 4 ottobre 1992 fu utilizzato per veicolare la promozione dei Coccodritti. A differenza del numero dedicato alle Tartallegre, che sul retro aveva un depliant con gli adesivi, sul retro di questo numero c’era un flyer pubblicitario con tutti i personaggi della serie. Si tratta di una vera e propria cartina, però sotto forma di flyer. Sul retro del flyer vengono pubblicizzati i componibili che uscivano insieme ai Coccodritti.
In questo caso si potevano trovare due personaggi: Mimì Soldò oppure Pino Pisolino, accompagnati da una piccola cartina bianca e azzurra con le avvertenze. Ma perché a livello collezionistico è molto importante il flyer che si poteva trovare in allegato? Perché si tratta di un vero e proprio foglietto illustrativo, esattamente come la cartina che si poteva trovare all’interno dell’ovetto insieme alla sorpresina. Questo foglietto non va confuso con le pubblicità che venivano stampate sulle pagine del fumetto, che girano sui siti di annunci e sono solitamente ritagliate dalle pagine di Topolino. Questo flyer invece è un vero e proprio allegato, ha una carta molto più spessa e rigida.
Stessa cosa con il Topolino del 17 gennaio 1993 che fu utilizzato per veicolare la promozione delle Ranoplà. Anche qui sul retro si poteva trovare un flyer molto simile a quello dei Coccodritti, con una carta più rigida e con tutti i personaggi della serie come una vera e propria cartina. I personaggi che si potevano trovare come gadget allegato erano Pico Picozzo oppure Pupo Pupazzolo.
Discorso diverso invece per il Topolino del 10 ottobre 1993 che fu utilizzato per veicolare la promozione dei LeoVenturas. In questo caso sul retro si poteva trovare in allegato anche un vero e proprio mega poster dedicato a tutte le sorpresine della stagione, componibili compresi.
Il Topolino del 24 gennaio 1993, invece, fu utilizzato per veicolare la promozione degli Gnomburloni all’interno delle merendine Kinder e Ferrero. Anche qui si poteva trovare in allegato sul retro il flyer con tutti i personaggi. Le miniature che si potevano trovare erano Buffo Sbruffo oppure Pio Pratolino.
Il Topolino del 26 settembre 1995 fu utilizzato per veicolare la promozione degli Squalìbabà, si potevano trovare Squalì Mamì oppure Kebel Volar. Il Topolino del 23 gennaio 1996 è dedicato agli Happy Dinos, quello del 1 ottobre 1996 ai Fantasmini, quello del 30 Settembre 1997 ai Miaogizi, quello del 20 gennaio 1998 ai Sir Condor.
Molto interessante invece, è il Topolino del 10 Marzo 1998. In questo caso, infatti, la sorpresina che veniva allegata come gadget non era visibile perché la bustina non era trasparente, si trattava invece di una piccola bustina a sorpresa con l’immagine di Kinderino. Si lasciava quindi la possibilità ai piccoli lettori di scoprire quale fosse la serie in uscita aprendo la bustina. In questo caso, si trattava della serie degli orsetti Luna Park.
Ma non solo Topolino, anche il periodico di Topo Gigio fu utilizzato per veicolare la promozione delle nuove serie in uscita e in allegato si poteva trovare sempre una miniatura della serie. Per i Coccobulli si poteva trovare in allegato anche il mini diorama in cartone per giocare con le figure della serie.
Ma tutto questo non avveniva solamente in Italia, Ferrero fece la stessa cosa anche negli altri paesi. Ad esempio la rivista spagnola Sandokan, una serie animata trasmessa in Spagna da Telecinco e conosciuta in Italia con il titolo “All’arrembaggio Sandokan!”, fu utilizzata nell’autunno 1992 per veicolare la promozione degli Happypotami (“Happyhippos” in Spagna). Oltre alla miniatura sigillata c’è anche il depliant con tutti gli adesivi.
In ogni caso in Italia il depliant con gli adesivi fu realizzato anche per pubblicizzare altre serie, ad esempio per i PandaParty e per i PinguiBeach.
Cartine, puzzle e materiale promozionale
Esiste veramente tanto materiale attorno ai dipinti a mano Kinder. Non ci sono solo la sorpresina, la variante, l’edizione, non c’è solo il bussolotto, non ci sono solamente il diorama, il book, i prototipi, ci sono tante altre cose. Sicuramente grande importanza ha la cartina della serie. La cartina si poteva trovare nel bussolotto assieme alla sorpresina e, inizialmente, alla cartina delle avvertenze. Molto interessanti sono le cartine di serie test, mai messe in commercio, come ad esempio quelle delle serie “Tartallegre alle Hawaii” e “Volpacchiotte“. La prima è la seconda serie inedita delle Tartallegre, la seconda è una serie tedesca (dal titolo “Fancy Fuxies”) pensata in Italia come test all’interno del Kinder Venice, un prodotto diffuso da Ferrero solo in alcune zone d’Italia come indagine di mercato. Altre cartine test sono quelle dei Gracchiarelli (“Die Bingo Birds” in Germania) e CuorMaialini (“Pinky Piggys” in Germania). Anche in questo caso si tratta di prodotti usciti come test solo in alcune zone d’Italia, il Kinder Bibito e il Kinder Happy Time.
Molto importanti sono anche le cartine tedesche, uscite ovviamente solo in Germania. Queste cartine avevano un design completamente differente rispetto a quello italiano. Inoltre per quanto riguarda il materiale, le prime cartine erano prodotte in carta opaca, poi successivamente le cartine furono prodotte in carta patinata. Anche qui troviamo cartine test come quella degli “Sparkly Spukies“, ovvero i Fantasmini, mai messa in commercio in Germania.
Non solo cartine italiane, non solo cartine tedesche, ma anche ovviamente quelle europee e delle altre nazioni del mondo. In questo caso il design, nel 90% dei casi, riprendeva quello italiano.
Oltre alle cartine, che sono sicuramente uno degli elementi più importanti delle sorpresine Kinder, troviamo anche i puzzle. Tra i vari puzzle trovabili negli ovetti, i più interessanti erano quelli che raffiguravano i personaggi delle serie principali, come ad esempio quelli dedicati agli Happypotami, alle Tartallegre, ai Coccodritti e alle Ranoplà.
Per ognuna di queste serie si potevano trovare quattro puzzle che a loro volta erano quattro tasselli che andavano uniti secondo lo schema del foglietto illustrativo per formare un bellissimo super puzzle.
Esiste una vastità di materiale promozionale pubblicato nel corso degli anni, molto bello e anche molto raro. Esiste ad esempio una bellissima lampada delle Ranoplà, pubblicata solo in Francia, che ritrae il personaggio di Fred Freddoloso. Oppure i bellissimi bicchieri della Nutella, che ogni anno commercializzava diversi bicchieri e a volte i personaggi raffigurati erano quelli delle sorpresine che uscivano in quel momento negli ovetti. Oppure il peluche gigante del personaggio di Prof. Giotto Panciotto, che si potea vincere con un concorso legato ai Coccodritti ed era veramente molto ambito da tutti i bambini di quel momento.
Quindi c’è ancora tanto altro materiale legato alle sorpresine Kinder e sarebbe impossibile parlare di tutto in questo reportage, che vuole solo raccontare, senza scendere nel dettaglio, l’intricato e complesso mondo del collezionismo Kinder. Piano piano farò delle monografie apposite dove parlerò dettagliatamente di questo e altro materiale, quindi – mi raccomando – non perdete gli aggiornamenti e rimanete sintonizzati su www.museodellesorpresine.it